domenica 23 novembre 2008

Superare la logica dei campi

Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli

Con questo documento i gruppi Chi rom e... chi no e OsservAzione propongono alle istituzioni nazionali, internazionali e campane il superamento della logica dei campi rom e la riqualificazione dell'area di Scampia nell'interesse di tutta la collettività, così come è previsto dalla variante del piano regolatore generale approvata nel 2004 dalla giunta della Regione Campania.

Siamo venuti a conoscenza di un progetto comunale che, nonostante le richieste, non è stato possibile visionare. Sembra che il progetto preveda la realizzazione di 5 villaggi – un nuovo modo per indicare i campi, – “temporanei”, con un finanziamento di circa 7 milioni di euro.
Secondo alcune voci, l’amministrazione intende iniziare i lavori nell'arco di 15 giorni, mentre nei campi rom proseguono un lavoro attento e partecipato su tutte le questioni che li riguardano da vicino (scuola, regolarizzazioni, questione abitativa, ecc.).
La proposta che alleghiamo è parte di questo processo di confronto e riflessione con i rom e diverse altre parti della città, in particolare il Comitato Spazio pubblico, il Comitato con i rom, l’associazione Asunen romalen. Il documento sarà presentato alla prefettura e agli organismi nazionali e internazionali competenti, con l'auspicio che si possa scongiurare l'ipotesi di agire secondo la purtroppo diffusa logica dell'emergenza e degli interventi straordinari, discriminatori e ghettizzanti che nel caso specifico dei rom, li vedrebbe destinatari di un piano avulso dalle necessarie politiche di sviluppo (culturale, abitativo, lavorativo...) che dovrebbero riguardare ed essere attuate nell'interesse di tutti, rom e non.
Chiediamo il vostro appoggio per sostenere questa battaglia culturale, per dimostrare che queste idee sono patrimonio condiviso da tanti.
Le linee guida progettuali che si propongono nel presente documento partono dal presupposto che le politiche che riguardano i rom devono tendere ad una normalizzazione degli interventi, da riportare nell’alveo dell’ordinarietà, in un’ottica reale di integrazione, nonché essere ispirate a principi di uguaglianza dei diritti delle persone, così come chiaramente enunciato dal nostro ordinamento giuridico nazionale – a partire dall’art. 3 della Costituzione - integrato da quello sovranazionale.
Ciò significa che le politiche rivolte ai rom devono rifuggire la logica dell’emergenza, della temporaneità e della specialità, soprattutto quando questi paramentri vengono utilizzate per attuare piani che vedono i rom discriminati, ovvero vittime di un trattamento sfavorevole o almeno meno vantaggioso rispetto agli altri cittadini, italiani e stranieri, nella casa come nel lavoro, nella scuola ecc.
Oltre a ciò, appare quanto mai urgente mettere in evidenza che le politiche abitative non possono in alcun modo prescindere dall’affiancamento di interventi volti alla regolarizzazione delle posizioni giuridiche, dall’incentivo al lavoro e soprattutto da interventi sociali e culturali che permettano la crescita di consapevolezza delle persone, la partecipazione attiva, l’attenzione verso gli interessi collettivi, nonché il riconoscimento dei propri diritti così come delle proprie potenzialità, insieme con gli altri cittadini non rom.
Al fine di rendere concreti i principi di cui sopra, si ritiene, come si esporrà meglio in seguito che – anche per neutralizzare derive xenofobe, di allarme sociale, nonché di opposizione delle popolazioni “autoctone”– un progetto che riguarda gli abitanti rom di Scampia non possa prescindere dal riconoscimento e dall’assunzione di responsabilità pubblica circa le problematiche della cittadinanza tutta, anche per quanto riguarda le necessità alloggiative.
In particolare, l’area dove insistono gli insediamenti spontanei dei cittadini rom, rientra in una più ampia zona territoriale, che deve essere presa in considerazione in maniera complessiva e unitaria, se si vuole realizzare un corretto intervento, al fine di restituire alla cittadinanza un territorio vivibile e funzionale, attualmente senza alcuna destinazione fruibile, evitando di concentrarsi sui soli rom. Ciò significa che l’area in questione, come da piano regolatore, deve essere destinata al vantaggio del quartiere e dell’intera città e deve essere dotata di servizi e strutture necessarie per la crescita e il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone, in primis di quelle che abitano nel quartiere.
Pertanto, la risoluzione della problematica abitativa dei rom di Scampia, così come ogni intervento che si voglia programmare nell’area in questione, non potrà prescindere ed anzi si dovrà porre in armonia e in linea di continuità con la destinazione ultima dell’area così come indicata nella Variante al P.R.G., DPGR 323/04, ovvero predisporre servizi e attività produttive, sociali e culturali, nonché l’aumento della capacità alloggiativa. Così si legge testualmente all’art 132 com. 1 delle norme di attuazione della Variante al P.R.G.: «Nell’ambito individuato nella scheda 60, la variante persegue l’obiettivo della riqualificazione del tessuto urbano, attraverso la formazione di un insediamento di attività per la produzione di beni e di servizi nell’area in corrispondenza dell’immobile dimesso originariamente adibito a centrale del latte, al fine di contribuire al processo di rivitalizzazione socio – economica dell’intera periferia e degli insediamenti urbani dei comuni contermini».
La questione rom
Per quel che attiene in particolare la questione rom occorre evidenziare alcuni aspetti rilevanti:
1) le linee di indirizzo indicate in ambito europeo delineano come obiettivo prevalente, in relazione alle politiche di integrazione e miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rom, l’eliminazione dei campi nomadi e delle baraccopoli, così come di ogni progetto segregante e ghettizzante;
2) in tal senso si menzionano in particolare le politiche sociali ed abitative adottate dal governo spagnolo e dalla Fundación Europea Secretariado Gitano, così come della maggior parte dei governi europei (Germania, Francia ecc);
3) la mancanza di interventi efficaci e tempestivi, nonché le politiche poste in essere fino ad oggi in Italia, ispirate alla logica assistenziale e discriminante con il confinamento dei rom in aree predisposte esclusivamente alla loro allocazione (campi autorizzati, villaggi attrezzati, campi abusivi, aree attrezzate, centri di accoglienza e di permanenza temporanea,ecc.), hanno prodotto gravi danni in termini di aumento di xenofobia, razzismo, degrado e marginalità sociale, abbandono scolastico, disoccupazione, insicurezza diffusa ecc;
4) a dimostrazione del fallimento prodotto dalle politiche inefficaci e/o assenti, vi è l’introduzione, nelle tre maggiori città italiane (Milano, Roma, Napoli), di una legislazione emergenziale e derogatoria assimilabile a quella atta ad affrontare catastrofi naturali e simili (art. 5 L.225/92.), che sancisce ufficialmente lo stato di eccezione delle politiche che riguardano i rom;
5) diversamente esiste da lungo tempo un consolidato orientamento teorico e pratico – sperimentato e sostenuto da professionisti, cittadini, associazioni, gruppi, enti, istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose – che, mettendo in pratica metodologie ispirate al modello di intervento della ricerca-azione partecipata, ha prodotto efficaci risultati in termini di ricaduta sociale: integrazione, razionalizzazione della spesa pubblica, diminuzione della criminalità, sicurezza pubblica, inserimento lavorativo di giovani, crescita culturale, partecipazione attiva, cura degli spazi e degli interessi collettivi;
6) tale modello ha visto e vede tuttora nel territorio di Scampia un luogo privilegiato di intervento, in relazione alle sue caratteristiche: allocazione periferica, altissima percentuale di giovani, presenza di area non utilizzate ecc.
La messa in evidenza di tali aspetti è finalizzata a rendere chiaro che le indicazioni progettuali riportate nel seguente documento sono conformi e attuano le prescrizioni di legge riguardanti le materie in oggetto, si fondano su un’ analisi locale, nazionale ed internazionale di esperienze pregresse e attuali, e vantano risultati positivi conseguiti in applicazione della metodologica teorico-pratica di intervento indicata.
Le abitazioni
Per quel che riguarda, in particolare, la questione abitativa dei rom è necessario chiarire che non esiste un unico modello abitativo ma occorre mettere in campo soluzioni differenti per garantire il diritto alla casa, in linea con le potenzialità e i bisogni delle persone, evitando di operare scelte basate su un’ipotetica cultura rom/nomade.
Pertanto si indicano diversi strumenti per sostenere l’abitare autonomo: inserimento nelle liste dell’edilizia economica e popolare, assegnazione di alloggio sociale ai sensi della legge 9/07, garanzia e/o integrazione all’affitto di appartamenti e/o fabbricati da reperire sul libero mercato, intermediazioni, agevolazioni e predisposizione di sistemi di garanzia per l’acquisto di beni immobili (terreni edificabili e fabbricati), sostegno alla ristrutturazione di edifici dismessi e/o abbandonati, ecc.
La proposta
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli - zone BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG. In ossequio a quanto esposto sin’ora, si propone un intervento multi ambito (giuridico, culturale/pedagogico, lavorativo e abitativo) nelle aree in cui insistono i campi rom spontanei e zone limitrofi in particolare come da tavole di zonizzazione : BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG, ovvero le aree collocate al confine nord-occidentale del Comune di Napoli all’altezza dell’Asse mediano - (futuro svincolo Scampia) - area ex centrale del latte (v. all. 1).
Il progetto prevede l’utilizzo di strumenti urbanistici attuativi, per risolvere l’attuale condizione abitativa dei rom presenti sul territorio di Scampia e rispondere in parte alla necessità abitativa in cui si trovano i cittadini italiani del luogo. In considerazione, infatti, della pressante domanda di alloggi nel quartiere, nonché della contestuale necessità di individuare soluzioni integrate che possano rispondere alle esigenze della collettività, la soluzione proposta è potenzialmente in grado di rispondere alla necessità abitativa di entrambe le comunità presenti nel quartiere, in modi tempi e percentuali diverse, e scongiurare il verificarsi di opposizioni violente e rivendicazioni collettive da parte di chi vive un eguale disagio.
Le soluzioni abitative dovranno rispettare inderogabilmente gli standard abitativi previsti dalla normativa vigente per l’edilizia economica e popolare anche in termini di diritto e doveri nell’uso dell’alloggio, con pagamento di affitto e possibilità di riscatto,il pagamento delle utenze domestiche, ecc.
I siti dovranno essere dotati di opere di urbanizzazione primaria e secondaria per un’utenza di tutto il quartiere, (scuole, centri culturali, centri sportivi, aree destinate alla produzione e alla vendita, ecc.).
Il progetto deve preservare le aree agricole esistenti, in cooperazione con i contadini della zona interpreti della memoria del luogo, nonché tutelare e valorizzare il principale patrimonio verde dell’area nord di Napoli, di cui l’area interessata è parte.
La destinazione agricola di questa parte di territorio potrebbe adempiere a diverse funzioni: lavorativa con la formazione di cooperative agricole di produzione e vendita, la costruzione di serre per la coltivazione di piante e fiori e didattica con la creazione di orti didattici.
L’eventuale espansione residenziale sarà preferibilmente ubicata in stretta relazione con quelle esistenti, in tal modo, con la fascia di rispetto dell’Asse Mediano potenziata a verde pubblico Parco integrato con la Centrale del Latte, il valore della restante area si trasformerebbe positivamente. La promozione di progetti che coinvolgano le maestranze locali (rom e non rom) nella costruzione degli alloggi e delle relative pertinenze.
Gli obiettivi che il progetto intende perseguire sono: il miglioramento della qualità di vita dei cittadini; la promozione e il rafforzamento della coesione sociale, in termini relazioni umane, mutuo aiuto, interessi collettivi ecc; l’aumento del livello di sicurezza del quartiere e della città, in termini migliore fruibilità degli spazi e dei servizi, nonché diminuzione dei reati che generano allarme sociale; la crescita e il miglioramento del livello culturale delle persone; la creazione di servizi per il quartiere (sportelli legali, asili nido, foresteria/ostello e residenza universitaria, negozi ecc); il miglioramento della capacità lavorativa del quartiere; l’individuazione di aree adibite verde pubblico; la creazione di spazi artigianali e poli produttivi con possibilità di vendita; la tutela e miglioramento dell’area agricola esistente anche al fine di preservare e valorizzare il principale polmone verde della città di Napoli, situato nell’area interessata dalla selva di Chiaiano; il superamento delle soluzioni abitative e sociali temporanee e ghettizzanti; l’aumento della capacità alloggiativa nel rispetto della normativa vigente in particolare in tema di edilizia economica e popolare; miglioramento delle competenze professionali attraverso percorsi di formazione e avviamento al lavor o;miglioramento delle condizioni di base per la progettazione di un P.u.a. e/o di ogni altro strumento urbanistico attuativo avente ad oggetto l’ambito 7, ai sensi dell’art 132, norme di attuazione della variante al P.R.G. area ex-centrale del latte Scampia.
Metodologia e ambiti di intervento
Tale progettualità deve attuarsi ispirandosi alla metodologia della ricerca – azione partecipata e deve contemperare i seguenti aspetti:
A - Ambito giuridico. La presenza regolare sul territorio italiano dei cittadini rom è un aspetto fondamentale e propedeutico al conseguimento degli obiettivi che il progetto intende perseguire, in assenza della quale qualsiasi intervento sarebbe un’inutile dispiego di mezzi e risorse. Pertanto, al fine di regolarizzare la posizione giuridica dei rom è necessario analizzare diversi aspetti giuridici e trovare gli strumenti idonei per superare gli ostacoli che frequentemente impediscono l’effettivo esercizio dei diritti. A mero titolo esemplificativo si indicano le problematiche più frequenti: il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana per l’impossibilità di dimostrare la residenza legale ininterrottamente dalla nascita sino al compimento dei 18 anni, le difficoltà di accertamento dello status di apolide, in considerazione della situazione geo-politica dei territori della ex Jugoslavia a causa di guerre e ridefinizione dei confini territoriali; le difficoltà di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno per coesione al coniuge, per ricongiungimento familiare, nonché il rilascio della carta di soggiorno ecc per l’impossibilità di ottenere dagli organi preposti la certificazione attestante l’idoneità alloggiativa per chi vive in abitazioni che non rispondono ai requisiti di legge (es. campi rom).
B - Ambito lavorativo e di sviluppo economico. L’attuazione delle politiche del lavoro e l’aumento delle possibilità occupazionali rappresentano un obiettivo prioritario del progetto, in quanto il raggiungimento della autonomia economica delle persone è elemento essenziale in ogni processo di autodeterminazione.
Favorendo l’indipendenza economica e lavorativa, inoltre, l’amministrazione assolverà il proprio ruolo propositivo e incentivatore di risorse, evitando di cadere nel circolo vizioso dell’assistenza e della dipendenza. Ciò può avvenire attraverso la messa in atto di una serie di azioni, anche avvalendosi degli strumenti e dei servizi già attivi, quali ad esempio: il microcredito, la concessione di licenze per il commercio, l’avviamento a percorsi formativi e professionalizzanti, il sostegno alla creazione di cooperative. Un’idea molto interessante riguarda la possibilità di concretizzare degli accordi con imprenditori locali e finanziatori internazionali disponibili a sostenere progetti imprenditoriali riguardanti la zona agricola esistente, su cui da diverso tempo, sulla base delle competenze esistenti e in accordo con i contadini locali si sta riflettendo.
C - Ambito sociale, culturale e pedagogico. L’area pedagogico culturale del progetto considera la cultura sia come fattore fondamentale di coesione e d’integrazione sociale, da cui deriva la valorizzazione delle identità e delle attitudini territoriali sia come forma di espressione plurale, partecipata e libera.
In quest’ottica è necessario attivare processi culturali che potenzino e favoriscano la crescita, la conoscenza e le relazioni tra gli individui e valorizzino lo scambio tra culture. La musica, il teatro, il gioco, il cinema, le feste, gli eventi culturali sono strumenti privilegiati e sperimentati per garantire la convivenza pacifica e armonica tra le persone.
In particolare il progetto ritiene fondamentale la creazione di un centro culturale-pedagogico per bambini, giovani e adulti inteso quale luogo aperto, pubblico e fruibile, catalizzatore di iniziative e esperienze innovative nell’ambito delle arti, della musica, della danza e della cultura considerata nei suoi molteplici aspetti.
La proposta progettuale in quanto tale, può essere migliorata e rivista sulla base delle indicazioni e delle riflessioni che vorranno essere proposte e che il gruppo di lavoro sarà ben felice di accogliere.
Per info e contatti ambito7@gmail.com
A cura di Associazione chi rom e… chi no, Associazione OsservAzione. In collaborazione con Associazione Asunen Romalen, Comitato Spazio Pubblico, Comitato con i Rom.

lunedì 30 giugno 2008

Sorella di tanti. Ricordo di Fabrizia Ramondino

di Goffredo Fofi
da Lo Straniero
Il 26 giugno scorso è morta nel mare di Formia, colpita improvvisamente da ictus, all’età di 72 anni la nostra amica e collaboratrice Fabrizia Ramondino. A giudicare la sua opera letteraria, composta di romanzi e preferibilmente di racconti e divagazioni ai limiti dell’autobiografia e dell’inchiesta, o più semplicemente del resoconto fortemente poetico di “cose viste” e ragionate nel corso di una vita ben spesa, saranno in futuro molti, perché nel quadro della letteratura italiana degli ultimi decenni il nome di Fabrizia è centrale, per originalità e per profondità. Ma, come sappiamo tutti molto bene, il chiasso mediatico premia anzitutto chi vuol farsene premiare ed esclude anzitutto chi vuol farsene escludere… e certamente Fabrizia non amava il chiasso mediatico. Ciò nonostante, aveva molti affezionatissimi lettori e lettrici, e nessuno che abbia mai letto una sua pagina potrebbe mettere in discussione l’originalità e la bellezza della sua prosa. Fabrizia era un’irregolare, ma nel modo in cui lo sono state le più grandi delle nostre scrittrici, Elsa Morante e Anna Maria Ortese, entrambe frequentate e amate da Fabrizia. Fui proprio io, se ben ricordo, a introdurla alla conoscenza personale di Elsa, ma fu lei a insistere con me, al tempo di “Linea d’ombra”, perché si rileggesse e prendesse in considerazione l’opera di Anna Maria, con la quale era in corrispondenza da tempo. Erano loro le sue principali maestre in fatto di letteratura, anche se la sua cultura era vastissima e aveva saputo approfittare dei suoi vagabondaggi biografici, tra la Spagna dell’infanzia (in tempo di guerra: il padre era un diplomatico) e la Germania della prima gioventù (tra Machado e Rilke, potremmo dire), ed era anche una profonda conoscitrice di cultura francese e anglo-americana. Ma Morante e Ortese erano ben vive e con loro si poteva discutere e confrontarsi direttamente, non solo con la loro opera.
Ognuno ha molti maestri, ma alcuni sono più importanti di altri. Senza considerare che una scrittrice, in Italia, può trovare numericamente meno modelli tra le scrittrici di quanti non possa trovarne tra gli scrittori. Fabrizia non era peraltro semplicemente “una scrittrice”, e una grande scrittrice, è stata anche un’educatrice (e noi di “Lo straniero” ci gloriamo di aver ripubblicato ancora recentemente il suo bellissimo testo sulla storia dell’Associazione risveglio Napoli o Arn, “L’isola dei bambini”, esemplare per la fusione, in lei naturale e immediata, tra testimonianza e letteratura, anzi poesia). Ed è stata una militante che, per esempio nel ’68, ha fondato e animato a Napoli uno dei gruppi più intellettuali e aperti, e quindi meno leninisti e più perdenti, il Centro di coordinamento campano, con il torinese Giovanni Mottura, venuto da Danilo Dolci e dai “Quaderni Rossi”, e con il calabrese Enrico Pugliese, venuto dall’Università di Portici e dall’insegnamento di Manlio Rossi-Doria. Diversamente da loro o molto più di loro, Fabrizia era anche una “populista”, una parola che non sempre è stata un insulto, quando un popolo con cui e per cui operare esisteva, ed era pieno di vitalità e di speranza. La sua matrice politica era in definitiva quella del socialismo più anarchico, e dell’anarchismo ella fu sempre attentissima studiosa e cultrice, tanto dei classici che delle figure contemporanee più rappresentative, che conobbe e frequentò da vicino, da Borghi a Capitini, da Cesare Zaccaria (che succedette a Errico Malatesta nella direzione di “Volontà” e che di Malatesta curò le opere, e fu però anche vicino ai gruppi dei Cemea e al Movimento di cooperazione educativa) a Carlo Doglio. Sul versante socialista, una sua importante maestra fu certamente Vera Lombardi, che è stata tra le più instancabili organizzatrici di gruppi di iniziativa politica e pedagogica nei quartieri di Napoli e che fu l’anima dell’Arn.
Si sarà capito che Fabrizia non era un personaggio facilmente classificabile, né sul versante politico né sul versante letterario, e che nel suo anarchismo confluivano tantissime acquisizioni dirette, di esperienza vissuta, e tantissime letture. Ma era proprio questo il suo fascino, in una diversità spesso sofferta e nevrotica quasi per obbligo – non nascondeva la sua “malattia”, l’alcol, dalla quale sapeva rapidissimamente risollevarsi ma nella quale altrettanto rapidamente poteva ricadere – e in una capacità straordinaria di mai arrendersi, di sempre ricominciare, e di essere estremamente attenta, pur nel suo disordine, ai grandi e ai piccoli mutamenti del mondo e delle persone, dalla parte degli oppressi. Ha scritto libri bellissimi su Napoli, il più incerto, ma non il meno affascinante dei quali è il romanzo sulla generazione del ’68 “Un giorno e mezzo”. Fui io a portare alla Feltrinelli la sua inchiesta sui disoccupati, che venne molto prima, e che è il suo primo libro, e quando Laura Gonsalez, sua e mia grande amica, mi mostrò i primi capitoli di “Althénopis”, la sua prima opera narrativa (una Napoli vecchia e anzi antica e non “neapolis” città nuova) le mie reazioni furono complicate: da un lato, di irritazione perché si era messa a far letteratura invece che dedicarsi all’inchiesta e alla politica; e dall’altro di entusiasmo perché scoprivo in Fabrizia una grande scrittrice, una vera scrittrice, in un’epoca in cui il movimento aveva decretato il disinteresse per la letteratura e l’arte, e lasciava loro le energie più fiacche, o ideologiche o secondarie. Ha scritto molti libri assai belli, da allora, come “L’isola riflessa”, o “Passaggio a Trieste”, che è opera di gruppo, e altre opere composite, mai di rigida struttura, sempre nuove e “disponibili”. Eccelleva nel racconto – come in “Storie di patio” o in “In viaggio”. E a parer mio “Il calore” (Nottetempo) e “Arcangelo” (Einaudi) contengono alcuni tra i racconti più belli della nostra letteratura recente, e sono un ritratto formidabile e vario delle mutazioni meridionali del dopo ’68 – antropologiche ed economiche: dalla vecchia “questione meridionale” a una brutta modernità o post-modernità di nuove mafie e nuovi denari, ma su antichi scenarii di malgoverno. “La Via”, il suo ultimo libro, uscito in libreria nel giorno stesso della sua morte, vuole essere un romanzo, ma è in realtà un arazzo formato da tante storie che, come nella letteratura più lontana o nelle narrazioni orali orientali, molti personaggi raccontano a un narratore o si raccontano tra di loro. Riguarda il paese di Acraia, cioè Itri, dove Fabrizia si era trasferita a vivere da molti anni, e la Via è l’Appia, quella di un tempo e quella di oggi. Personaggi che sembrano favolosi e sono perlopiù ben veri, o hanno veri riferimenti, vengono al proscenio per riferire di vitali speranze e conflitti, di esperienze picare e variegate, di rispetto delle memorie e dei morti e di attenzione a un nuovo che sconcerta, in cui i vecchi vizi si sommano a nuovi, e più gravi, perché estranei ormai a un contesto di comunità e di verità.
Fino all’ultimo, Fabrizia Ramondino è stata al centro di una vasta rete di amici, di ogni ceto e di ogni paese. È stata sorella a tanti, e sarà molto difficile per tutti accettare di non averla più tra noi.

martedì 17 giugno 2008

Oplà, riprendiamoci la città!!!

Incontri, musica, teatro, laboratori, arti e artigianato per riappropriarci insieme dello spazio pubblico urbanoPiazze, parchi comunali, sopraelevate, edifici pubblici a altre megaopere hanno spesso una storia comune: milioni di euro spesi per costruirli per poi diventare luoghi di degrado, desolati ricettacoli di divieti. Opere calate dall’alto, che i cittadini non riconoscono come proprie e le istituzioni non riescono a curare come dovrebbero.Con ‘Oplà facciamoci spazio’ del settembre 2007 è nato a Scampia il Comitato Spazio Pubblico, per promuove riflessioni attive sugli spazi pubblici urbani. In questi mesi abbiamo cercato, e trovato, altri compagni di strada, gruppi e singoli che si prendono cura degli spazi ‘non privati’, costruendo campetti di calcio, autogestendo parchi comunali, battagliando perché ex cinema non diventino centri commerciali, vivendo i campi rom come parti della città. Gruppi che hanno iniziato a prendersi cura della città da soli, avendo capito che non si può rimanere con le mani in mano a aspettare che le cose piovano dall’alto. Azioni di comunità portate avanti spesso malgrado assenze o impedimenti delle istituzioni che avrebbero dovuto occuparsene. Davvero pochi invece i casi in cui le amministrazioni locali hanno saputo scoprire e sostenere le forze sociali già attive sul territorio, unica via per invertire la rotta della città in deriva.‘Oplà, riprendiamoci la città’ di giugno 2008, vede per la prima volta le reti sociali di diversi quartieri della città organizzare insieme un mese di azioni sullo spazio pubblico urbano, dando vita al Coordinamento Cittadino per gli Spazi Pubblici. L’invito è ancora una volta a tutti (al potere arroccato nel palazzo per paura di perdere la poltrona, a chi ha paura del rione a fianco, all’associazione che ha paura che altre associazioni gli invadano il territorio, al napoletano che ha paura che il rom gli rubi il bambino…) ad uscire dai fortini sempre più blindati costruiti dalla società securitaria.
Le giornate che proponiamo sono un giro nella città per condividere:
- un prima raccolta di documenti di inchiesta sugli spazi pubblici napoletani, da cui partire per discutere di strategie comuni, nell’assemblea cittadina convocata a Ponticelli presso la sede Progetto Catrin – Centro di documentazione Via Purgatorio
- un assaggio di quanto gruppi e reti territoriali fanno giorno per giorno, portando in strada musica, videoproiezioni, balli, burattini, teatro, gare culinarie, assemblee e altri momenti simbolici autorganizzati, come spiragli di possibilità rispetto a ciò che i luoghi abbandonati della città potrebbero diventare;
- denuncia di (ir)responsabilità delle istituzioni, per quanto compete solo all’amministrazione
- un ‘corridoio’ tra quartieri, dove attivisti e singoli cittadini (italiani, rom e stranieri) si incontrino e conoscano pratiche e territori altri.‘
Oplà' è organizzata dal Coordinamento Cittadino per lo spazio Pubblico formato da :
Comitato Spazio Pubblico Scampia (http://www.comitatospaziopubblico.blogspot.com/)
Rete Social Fest di Ponticelli (http://www.arcimovie.it/)
Rete della Sanità (http://quartieresanita.blogspot.com/) - sito http://nuke.rionesanita.org/
Coordinamento Parco Sociale Ventaglieri e Damm - Montesanto
(http://www.parcosocialeventaglieri.it/)

martedì 6 maggio 2008

Incontri di formazione


Hamelin
e la pedagogia delle storie

12-13 maggio 2008, Napoli




Davvero le storie salvano la vita?

L’Associazione culturale Hamelin, fondata nel 1996 da un gruppo di studiosi di “letteratura per l’infanzia”, ne è convinta: immergersi in un mondo di narrazioni è fondamentale non solo per vivere esperienze diverse e immaginarie, ma per costruire con le finzioni la storia più importante di tutte, la nostra vita.
La prima e più immediata delle finalità di Hamelin è quella di divulgare e far conoscere la letteratura per l’infanzia contemporanea, evidenziandone le linee di continuità e le inequivocabili novità rispetto al patrimonio dei classici. La seconda è quella di inserirla nell’insieme di testi letterari, filmici, iconografici, musicali che popolano l’immaginario contemporaneo. L’obiettivo dei laboratori che da anni l’associazione conduce nelle scuole non è solo quello di promuovere la lettura, ma di creare isole di comunicazione intensa e libera e di impastare le storie raccontate con le esperienze e l’immaginario dei ragazzi, così da svelare loro come le storie possano essere utilizzate anche per simbolizzare le proprie ansie, i propri sogni, le proprie paure. Il “pedagogista delle storie” non è uno psicologo, non è suo compito far emergere ansie e conflitti attraverso le trame che racconta, ma mostrare come ad ansie e conflitti sia possibile dare forma se si dispone di un repertorio di simboli e metafore che li rappresentino.
Oltre al lavoro diretto con bambini e ragazzi, Hamelin organizza mostre didattiche e incontri di formazione per insegnanti e bibliotecari sulla letteratura per ragazzi, fumetto e illustrazione. Il lavoro sul campo trova poi uno spazio di rielaborazione teorica in alcune pubblicazioni di taglio critico e pedagogico: le guide bibliografi che tematiche (su: giallo, avventura, fantastico, educazione sentimentale, noir…), la rivista quadrimestrale “Hamelin. Storie, figure, pedagogia” e, edito da pochi mesi, “Contare le stelle”, una rassegna panoramica e critica dei titoli, delle politiche editoriali e di alcuni dei temi più importanti degli ultimi 20 anni di letteratura per ragazzi.

domenica 4 maggio 2008

Programma Hamelin e la pedagogia delle storie

lunedì 12 maggio 2008, ore 17.00
Teatro Mercadante, Piazza Municipio 1
Contare le stelle
Vent’anni di letteratura per ragazzi
Presentazione del libro Intervengono: Giordana Piccinini, Emilio Varrà e Goffredo Fofi . Modera: Donatella Trotta.

martedì 13 maggio 2008, ore 10.00
Centro Hurtado, Viale della Resistenza, Scampia
La linea rossa del coraggio
Laboratorio di pedagogia della lettura con i ragazzi e le ragazze del liceo Elsa Morante (è necessaria la prenotazione).

martedì 13 maggio 2008, ore 16.00
Enrico de Nicola, 46 (adiacente Porta Capuana)
La pedagogia delle storie
Incontro con insegnanti, educatori e operatori.

Per informazioni:
Tel. 334. 347 0823
mammut.napoli@gmail.com

mercoledì 30 aprile 2008

Incontri da non perdere....

Sabato 3 Maggio 2008



Asunen Romalen
Sentiteci gente

Auditorium di Scampia Viale della Resistenza, Napoli

Insieme per riflettere, progettare, costruire Rom e non rom si incontrano per definire modalità e forme di partecipazione politica e sociale sul fare collettivo.


Programma Ore 15.30

Incontro pubblico “Come possono gruppi con specificità diverse costruire strategie di azione comune, con coerenza e chiarezza di metodo, di obiettivi e di senso?”. Intervengono: Nazzareno Guarnieri (Abruzzo), Demir Mustafà (Toscana), il gruppo Asunen Romalen (Scampia).

Ore 19.00

Incursioni teatrali “Drom” per la prima volta su un palco rom giovani e non di Scampia provano a raccontarsi attraverso il teatro. Regia di: Smavovic Niad (Nino) “La leggenda di S. Giorgio” con Rosario Esposito La Rossa, Tonino Stornaiuolo, Francesca De Siervo, Imma Nunziata, Mena Esposito La Rossa, Lena Stornaiuolo, Salvatore De Siervo, Antonio Esposito La Rossa, Simone Sacchettino.

A seguire cena della convivialità

Ore 21.30
Contaminazioni musicali Orchestra rom “la Banda di Dusko” e i gruppi rap/hip-hop Rocaluce e Arancia Meccanica. Incursioni sonore della Malamurga - Roma, in questi giorni a Scampia per realizzare laboratori di danza e musica con i giovani della città. Organizzazione: Comitato spazio pubblico In collaborazione con: Comitato cittadino pro Rom di Napoli, Osservazione, Punta Corsara

Si ringraziano: Maurizio Braucci, Maurizio Lupinelli, Andrea Saggiomo, Anna Tranchini, Comitato Rom e Sinti insieme, 8° Municipalità dl Comune di Napoli, Mario Farina “Casti”, Ass. Visione Globale, Cooperativa l’Uomo e il Legno, Romsinti@politica, Amalipè romanò, Donne in nero, Casa Arcobaleno.

Per info e contatti: Gruppo Asunen romalen / chi rom e…chi no, tel. 3476856515 / 3382973937

lunedì 28 aprile 2008

Giornata di formazione: il compostaggio scolastico


28 aprile ore 16.30
"il compostaggio a scuola"
Incontro con Sergio Loi

Cooperativa Lo cunto de li cunti (Mensa dei bambini proletari) Vico Cappuccinelle a Tarsia 13

Uno dei temi che abbiamo sperimentato essere più efficace per l’apprendimento delle questioni ecologiche è quello che guarda al rifiuto a partire dalla sua componente organica. Se da una parte essa rappresenta una percentuale cospicua dei nostri scarti (circa il 30-35%) – e pertanto trasformandola si contribuisce in maniera consistente alla loro riduzione e al loro smaltimento – dall’altra permette di osservare realmente, anche in una situazione “da laboratorio”, i cicli della natura, sperimentando la sua trasformazione e il suo riutilizzo immediato anche nel giardino o nel terrazzo della scuola. Un aspetto centrale e che vogliamo sottolineare riguarda il metodo: con i bambini non parliamo di riciclaggio bensì sperimentiamo insieme a loro un percorso fatto di gesti semplici e “divertenti” come scendere nel cortile, raccogliere le foglie secche e gli scarti organici della refezione, che acquistano tutto il loro valore formativo se gli adulti che li accompagnano sapranno aiutarli a completare il percorso: se i bambini vedranno il concime, le aiuole fiorite, gli ortaggi maturi, intuendo la connessione che lega il tutto (e noi al tutto!) non matureranno automaticamente più amore per il pianeta, ma probabilmente una coscienza più desta, sensibile e attenta all’ambiente che abitano.


costruzione della compostiera










La prossima compostiera sarà costruita nel campo rom di via cupa perillo.....

vi aspettiamo venerdì 27 giugno!!! Per ulteriori informazioni:

consulta il programma di "Oplà riprendiamoci la citta!!!"