tag:blogger.com,1999:blog-23149101473936630092024-02-20T10:58:45.331-08:00associazione risveglio napoliassociazione risveglio napoliUnknownnoreply@blogger.comBlogger13125tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-5403651413276185992008-11-23T01:57:00.000-08:002008-11-23T02:03:07.869-08:00Superare la logica dei campi<strong>Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli</strong><br /><div align="justify"><br />Con questo documento i gruppi Chi rom e... chi no e OsservAzione propongono alle istituzioni nazionali, internazionali e campane il superamento della logica dei campi rom e la riqualificazione dell'area di Scampia nell'interesse di tutta la collettività, così come è previsto dalla variante del piano regolatore generale approvata nel 2004 dalla giunta della Regione Campania.</div><div align="justify"><br />Siamo venuti a conoscenza di un progetto comunale che, nonostante le richieste, non è stato possibile visionare. Sembra che il progetto preveda la realizzazione di 5 villaggi – un nuovo modo per indicare i campi, – “temporanei”, con un finanziamento di circa 7 milioni di euro.<br />Secondo alcune voci, l’amministrazione intende iniziare i lavori nell'arco di 15 giorni, mentre nei campi rom proseguono un lavoro attento e partecipato su tutte le questioni che li riguardano da vicino (scuola, regolarizzazioni, questione abitativa, ecc.).</div><div align="justify">La proposta che alleghiamo è parte di questo processo di confronto e riflessione con i rom e diverse altre parti della città, in particolare il Comitato Spazio pubblico, il Comitato con i rom, l’associazione Asunen romalen.<a name="more-18667025"></a> Il documento sarà presentato alla prefettura e agli organismi nazionali e internazionali competenti, con l'auspicio che si possa scongiurare l'ipotesi di agire secondo la purtroppo diffusa logica dell'emergenza e degli interventi straordinari, discriminatori e ghettizzanti che nel caso specifico dei rom, li vedrebbe destinatari di un piano avulso dalle necessarie politiche di sviluppo (culturale, abitativo, lavorativo...) che dovrebbero riguardare ed essere attuate nell'interesse di tutti, rom e non.<br />Chiediamo il vostro appoggio per sostenere questa battaglia culturale, per dimostrare che queste idee sono patrimonio condiviso da tanti.<br />Le linee guida progettuali che si propongono nel presente documento partono dal presupposto che le politiche che riguardano i rom devono tendere ad una normalizzazione degli interventi, da riportare nell’alveo dell’ordinarietà, in un’ottica reale di integrazione, nonché essere ispirate a principi di uguaglianza dei diritti delle persone, così come chiaramente enunciato dal nostro ordinamento giuridico nazionale – a partire dall’art. 3 della Costituzione - integrato da quello sovranazionale.<br />Ciò significa che le politiche rivolte ai rom devono rifuggire la logica dell’emergenza, della temporaneità e della specialità, soprattutto quando questi paramentri vengono utilizzate per attuare piani che vedono i rom discriminati, ovvero vittime di un trattamento sfavorevole o almeno meno vantaggioso rispetto agli altri cittadini, italiani e stranieri, nella casa come nel lavoro, nella scuola ecc.<br />Oltre a ciò, appare quanto mai urgente mettere in evidenza che le politiche abitative non possono in alcun modo prescindere dall’affiancamento di interventi volti alla regolarizzazione delle posizioni giuridiche, dall’incentivo al lavoro e soprattutto da interventi sociali e culturali che permettano la crescita di consapevolezza delle persone, la partecipazione attiva, l’attenzione verso gli interessi collettivi, nonché il riconoscimento dei propri diritti così come delle proprie potenzialità, insieme con gli altri cittadini non rom.<br />Al fine di rendere concreti i principi di cui sopra, si ritiene, come si esporrà meglio in seguito che – anche per neutralizzare derive xenofobe, di allarme sociale, nonché di opposizione delle popolazioni “autoctone”– un progetto che riguarda gli abitanti rom di Scampia non possa prescindere dal riconoscimento e dall’assunzione di responsabilità pubblica circa le problematiche della cittadinanza tutta, anche per quanto riguarda le necessità alloggiative.<br />In particolare, l’area dove insistono gli insediamenti spontanei dei cittadini rom, rientra in una più ampia zona territoriale, che deve essere presa in considerazione in maniera complessiva e unitaria, se si vuole realizzare un corretto intervento, al fine di restituire alla cittadinanza un territorio vivibile e funzionale, attualmente senza alcuna destinazione fruibile, evitando di concentrarsi sui soli rom. Ciò significa che l’area in questione, come da piano regolatore, deve essere destinata al vantaggio del quartiere e dell’intera città e deve essere dotata di servizi e strutture necessarie per la crescita e il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone, in primis di quelle che abitano nel quartiere.<br />Pertanto, la risoluzione della problematica abitativa dei rom di Scampia, così come ogni intervento che si voglia programmare nell’area in questione, non potrà prescindere ed anzi si dovrà porre in armonia e in linea di continuità con la destinazione ultima dell’area così come indicata nella Variante al P.R.G., DPGR 323/04, ovvero predisporre servizi e attività produttive, sociali e culturali, nonché l’aumento della capacità alloggiativa. Così si legge testualmente all’art 132 com. 1 delle norme di attuazione della Variante al P.R.G.: «Nell’ambito individuato nella scheda 60, la variante persegue l’obiettivo della riqualificazione del tessuto urbano, attraverso la formazione di un insediamento di attività per la produzione di beni e di servizi nell’area in corrispondenza dell’immobile dimesso originariamente adibito a centrale del latte, al fine di contribuire al processo di rivitalizzazione socio – economica dell’intera periferia e degli insediamenti urbani dei comuni contermini».<br /><strong>La questione rom</strong><br />Per quel che attiene in particolare la questione rom occorre evidenziare alcuni aspetti rilevanti:<br />1) le linee di indirizzo indicate in ambito europeo delineano come obiettivo prevalente, in relazione alle politiche di integrazione e miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni rom, l’eliminazione dei campi nomadi e delle baraccopoli, così come di ogni progetto segregante e ghettizzante;<br />2) in tal senso si menzionano in particolare le politiche sociali ed abitative adottate dal governo spagnolo e dalla Fundación Europea Secretariado Gitano, così come della maggior parte dei governi europei (Germania, Francia ecc);<br />3) la mancanza di interventi efficaci e tempestivi, nonché le politiche poste in essere fino ad oggi in Italia, ispirate alla logica assistenziale e discriminante con il confinamento dei rom in aree predisposte esclusivamente alla loro allocazione (campi autorizzati, villaggi attrezzati, campi abusivi, aree attrezzate, centri di accoglienza e di permanenza temporanea,ecc.), hanno prodotto gravi danni in termini di aumento di xenofobia, razzismo, degrado e marginalità sociale, abbandono scolastico, disoccupazione, insicurezza diffusa ecc;<br />4) a dimostrazione del fallimento prodotto dalle politiche inefficaci e/o assenti, vi è l’introduzione, nelle tre maggiori città italiane (Milano, Roma, Napoli), di una legislazione emergenziale e derogatoria assimilabile a quella atta ad affrontare catastrofi naturali e simili (art. 5 L.225/92.), che sancisce ufficialmente lo stato di eccezione delle politiche che riguardano i rom;<br />5) diversamente esiste da lungo tempo un consolidato orientamento teorico e pratico – sperimentato e sostenuto da professionisti, cittadini, associazioni, gruppi, enti, istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose – che, mettendo in pratica metodologie ispirate al modello di intervento della ricerca-azione partecipata, ha prodotto efficaci risultati in termini di ricaduta sociale: integrazione, razionalizzazione della spesa pubblica, diminuzione della criminalità, sicurezza pubblica, inserimento lavorativo di giovani, crescita culturale, partecipazione attiva, cura degli spazi e degli interessi collettivi;<br />6) tale modello ha visto e vede tuttora nel territorio di Scampia un luogo privilegiato di intervento, in relazione alle sue caratteristiche: allocazione periferica, altissima percentuale di giovani, presenza di area non utilizzate ecc.<br />La messa in evidenza di tali aspetti è finalizzata a rendere chiaro che le indicazioni progettuali riportate nel seguente documento sono conformi e attuano le prescrizioni di legge riguardanti le materie in oggetto, si fondano su un’ analisi locale, nazionale ed internazionale di esperienze pregresse e attuali, e vantano risultati positivi conseguiti in applicazione della metodologica teorico-pratica di intervento indicata.<br /><strong>Le abitazioni<br /></strong>Per quel che riguarda, in particolare, la questione abitativa dei rom è necessario chiarire che non esiste un unico modello abitativo ma occorre mettere in campo soluzioni differenti per garantire il diritto alla casa, in linea con le potenzialità e i bisogni delle persone, evitando di operare scelte basate su un’ipotetica cultura rom/nomade.<br />Pertanto si indicano diversi strumenti per sostenere l’abitare autonomo: inserimento nelle liste dell’edilizia economica e popolare, assegnazione di alloggio sociale ai sensi della legge 9/07, garanzia e/o integrazione all’affitto di appartamenti e/o fabbricati da reperire sul libero mercato, intermediazioni, agevolazioni e predisposizione di sistemi di garanzia per l’acquisto di beni immobili (terreni edificabili e fabbricati), sostegno alla ristrutturazione di edifici dismessi e/o abbandonati, ecc.<br /><strong>La proposta</strong><br />Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli - zone BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG. In ossequio a quanto esposto sin’ora, si propone un intervento multi ambito (giuridico, culturale/pedagogico, lavorativo e abitativo) nelle aree in cui insistono i campi rom spontanei e zone limitrofi in particolare come da tavole di zonizzazione : BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG, ovvero le aree collocate al confine nord-occidentale del Comune di Napoli all’altezza dell’Asse mediano - (futuro svincolo Scampia) - area ex centrale del latte (v. all. 1).<br />Il progetto prevede l’utilizzo di strumenti urbanistici attuativi, per risolvere l’attuale condizione abitativa dei rom presenti sul territorio di Scampia e rispondere in parte alla necessità abitativa in cui si trovano i cittadini italiani del luogo. In considerazione, infatti, della pressante domanda di alloggi nel quartiere, nonché della contestuale necessità di individuare soluzioni integrate che possano rispondere alle esigenze della collettività, la soluzione proposta è potenzialmente in grado di rispondere alla necessità abitativa di entrambe le comunità presenti nel quartiere, in modi tempi e percentuali diverse, e scongiurare il verificarsi di opposizioni violente e rivendicazioni collettive da parte di chi vive un eguale disagio.<br />Le soluzioni abitative dovranno rispettare inderogabilmente gli standard abitativi previsti dalla normativa vigente per l’edilizia economica e popolare anche in termini di diritto e doveri nell’uso dell’alloggio, con pagamento di affitto e possibilità di riscatto,il pagamento delle utenze domestiche, ecc.<br />I siti dovranno essere dotati di opere di urbanizzazione primaria e secondaria per un’utenza di tutto il quartiere, (scuole, centri culturali, centri sportivi, aree destinate alla produzione e alla vendita, ecc.).<br />Il progetto deve preservare le aree agricole esistenti, in cooperazione con i contadini della zona interpreti della memoria del luogo, nonché tutelare e valorizzare il principale patrimonio verde dell’area nord di Napoli, di cui l’area interessata è parte.<br />La destinazione agricola di questa parte di territorio potrebbe adempiere a diverse funzioni: lavorativa con la formazione di cooperative agricole di produzione e vendita, la costruzione di serre per la coltivazione di piante e fiori e didattica con la creazione di orti didattici.<br />L’eventuale espansione residenziale sarà preferibilmente ubicata in stretta relazione con quelle esistenti, in tal modo, con la fascia di rispetto dell’Asse Mediano potenziata a verde pubblico Parco integrato con la Centrale del Latte, il valore della restante area si trasformerebbe positivamente. La promozione di progetti che coinvolgano le maestranze locali (rom e non rom) nella costruzione degli alloggi e delle relative pertinenze.<br />Gli obiettivi che il progetto intende perseguire sono: il miglioramento della qualità di vita dei cittadini; la promozione e il rafforzamento della coesione sociale, in termini relazioni umane, mutuo aiuto, interessi collettivi ecc; l’aumento del livello di sicurezza del quartiere e della città, in termini migliore fruibilità degli spazi e dei servizi, nonché diminuzione dei reati che generano allarme sociale; la crescita e il miglioramento del livello culturale delle persone; la creazione di servizi per il quartiere (sportelli legali, asili nido, foresteria/ostello e residenza universitaria, negozi ecc); il miglioramento della capacità lavorativa del quartiere; l’individuazione di aree adibite verde pubblico; la creazione di spazi artigianali e poli produttivi con possibilità di vendita; la tutela e miglioramento dell’area agricola esistente anche al fine di preservare e valorizzare il principale polmone verde della città di Napoli, situato nell’area interessata dalla selva di Chiaiano; il superamento delle soluzioni abitative e sociali temporanee e ghettizzanti; l’aumento della capacità alloggiativa nel rispetto della normativa vigente in particolare in tema di edilizia economica e popolare; miglioramento delle competenze professionali attraverso percorsi di formazione e avviamento al lavor o;miglioramento delle condizioni di base per la progettazione di un P.u.a. e/o di ogni altro strumento urbanistico attuativo avente ad oggetto l’ambito 7, ai sensi dell’art 132, norme di attuazione della variante al P.R.G. area ex-centrale del latte Scampia.<br /><strong>Metodologia e ambiti di intervento<br /></strong>Tale progettualità deve attuarsi ispirandosi alla metodologia della ricerca – azione partecipata e deve contemperare i seguenti aspetti:<br />A - Ambito giuridico. La presenza regolare sul territorio italiano dei cittadini rom è un aspetto fondamentale e propedeutico al conseguimento degli obiettivi che il progetto intende perseguire, in assenza della quale qualsiasi intervento sarebbe un’inutile dispiego di mezzi e risorse. Pertanto, al fine di regolarizzare la posizione giuridica dei rom è necessario analizzare diversi aspetti giuridici e trovare gli strumenti idonei per superare gli ostacoli che frequentemente impediscono l’effettivo esercizio dei diritti. A mero titolo esemplificativo si indicano le problematiche più frequenti: il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana per l’impossibilità di dimostrare la residenza legale ininterrottamente dalla nascita sino al compimento dei 18 anni, le difficoltà di accertamento dello status di apolide, in considerazione della situazione geo-politica dei territori della ex Jugoslavia a causa di guerre e ridefinizione dei confini territoriali; le difficoltà di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno per coesione al coniuge, per ricongiungimento familiare, nonché il rilascio della carta di soggiorno ecc per l’impossibilità di ottenere dagli organi preposti la certificazione attestante l’idoneità alloggiativa per chi vive in abitazioni che non rispondono ai requisiti di legge (es. campi rom).<br />B - Ambito lavorativo e di sviluppo economico. L’attuazione delle politiche del lavoro e l’aumento delle possibilità occupazionali rappresentano un obiettivo prioritario del progetto, in quanto il raggiungimento della autonomia economica delle persone è elemento essenziale in ogni processo di autodeterminazione.<br />Favorendo l’indipendenza economica e lavorativa, inoltre, l’amministrazione assolverà il proprio ruolo propositivo e incentivatore di risorse, evitando di cadere nel circolo vizioso dell’assistenza e della dipendenza. Ciò può avvenire attraverso la messa in atto di una serie di azioni, anche avvalendosi degli strumenti e dei servizi già attivi, quali ad esempio: il microcredito, la concessione di licenze per il commercio, l’avviamento a percorsi formativi e professionalizzanti, il sostegno alla creazione di cooperative. Un’idea molto interessante riguarda la possibilità di concretizzare degli accordi con imprenditori locali e finanziatori internazionali disponibili a sostenere progetti imprenditoriali riguardanti la zona agricola esistente, su cui da diverso tempo, sulla base delle competenze esistenti e in accordo con i contadini locali si sta riflettendo.<br />C - Ambito sociale, culturale e pedagogico. L’area pedagogico culturale del progetto considera la cultura sia come fattore fondamentale di coesione e d’integrazione sociale, da cui deriva la valorizzazione delle identità e delle attitudini territoriali sia come forma di espressione plurale, partecipata e libera.<br />In quest’ottica è necessario attivare processi culturali che potenzino e favoriscano la crescita, la conoscenza e le relazioni tra gli individui e valorizzino lo scambio tra culture. La musica, il teatro, il gioco, il cinema, le feste, gli eventi culturali sono strumenti privilegiati e sperimentati per garantire la convivenza pacifica e armonica tra le persone.<br />In particolare il progetto ritiene fondamentale la creazione di un centro culturale-pedagogico per bambini, giovani e adulti inteso quale luogo aperto, pubblico e fruibile, catalizzatore di iniziative e esperienze innovative nell’ambito delle arti, della musica, della danza e della cultura considerata nei suoi molteplici aspetti.<br />La proposta progettuale in quanto tale, può essere migliorata e rivista sulla base delle indicazioni e delle riflessioni che vorranno essere proposte e che il gruppo di lavoro sarà ben felice di accogliere.<br />Per info e contatti <a href="mailto:ambito7@gmail.com" target="_blank">ambito7@gmail.com</a><br />A cura di Associazione chi rom e… chi no, Associazione OsservAzione. In collaborazione con Associazione Asunen Romalen, Comitato Spazio Pubblico, Comitato con i Rom.<br /></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-23246664015219826302008-06-30T02:04:00.000-07:002008-11-23T02:07:43.781-08:00Sorella di tanti. Ricordo di Fabrizia Ramondino<div align="justify"><strong><em>di Goffredo Fofi</em></strong></div><div align="justify"><strong>da<em> Lo Straniero</em></strong></div><div align="justify"> </div><div align="justify">Il 26 giugno scorso è morta nel mare di Formia, colpita improvvisamente da ictus, all’età di 72 anni la nostra amica e collaboratrice Fabrizia Ramondino. A giudicare la sua opera letteraria, composta di romanzi e preferibilmente di racconti e divagazioni ai limiti dell’autobiografia e dell’inchiesta, o più semplicemente del resoconto fortemente poetico di “cose viste” e ragionate nel corso di una vita ben spesa, saranno in futuro molti, perché nel quadro della letteratura italiana degli ultimi decenni il nome di Fabrizia è centrale, per originalità e per profondità. Ma, come sappiamo tutti molto bene, il chiasso mediatico premia anzitutto chi vuol farsene premiare ed esclude anzitutto chi vuol farsene escludere… e certamente Fabrizia non amava il chiasso mediatico. Ciò nonostante, aveva molti affezionatissimi lettori e lettrici, e nessuno che abbia mai letto una sua pagina potrebbe mettere in discussione l’originalità e la bellezza della sua prosa. Fabrizia era un’irregolare, ma nel modo in cui lo sono state le più grandi delle nostre scrittrici, Elsa Morante e Anna Maria Ortese, entrambe frequentate e amate da Fabrizia. Fui proprio io, se ben ricordo, a introdurla alla conoscenza personale di Elsa, ma fu lei a insistere con me, al tempo di “Linea d’ombra”, perché si rileggesse e prendesse in considerazione l’opera di Anna Maria, con la quale era in corrispondenza da tempo. Erano loro le sue principali maestre in fatto di letteratura, anche se la sua cultura era vastissima e aveva saputo approfittare dei suoi vagabondaggi biografici, tra la Spagna dell’infanzia (in tempo di guerra: il padre era un diplomatico) e la Germania della prima gioventù (tra Machado e Rilke, potremmo dire), ed era anche una profonda conoscitrice di cultura francese e anglo-americana. Ma Morante e Ortese erano ben vive e con loro si poteva discutere e confrontarsi direttamente, non solo con la loro opera.<br />Ognuno ha molti maestri, ma alcuni sono più importanti di altri. Senza considerare che una scrittrice, in Italia, può trovare numericamente meno modelli tra le scrittrici di quanti non possa trovarne tra gli scrittori. Fabrizia non era peraltro semplicemente “una scrittrice”, e una grande scrittrice, è stata anche un’educatrice (e noi di “Lo straniero” ci gloriamo di aver ripubblicato ancora recentemente il suo bellissimo testo sulla storia dell’Associazione risveglio Napoli o Arn, “L’isola dei bambini”, esemplare per la fusione, in lei naturale e immediata, tra testimonianza e letteratura, anzi poesia). Ed è stata una militante che, per esempio nel ’68, ha fondato e animato a Napoli uno dei gruppi più intellettuali e aperti, e quindi meno leninisti e più perdenti, il Centro di coordinamento campano, con il torinese Giovanni Mottura, venuto da Danilo Dolci e dai “Quaderni Rossi”, e con il calabrese Enrico Pugliese, venuto dall’Università di Portici e dall’insegnamento di Manlio Rossi-Doria. Diversamente da loro o molto più di loro, Fabrizia era anche una “populista”, una parola che non sempre è stata un insulto, quando un popolo con cui e per cui operare esisteva, ed era pieno di vitalità e di speranza. La sua matrice politica era in definitiva quella del socialismo più anarchico, e dell’anarchismo ella fu sempre attentissima studiosa e cultrice, tanto dei classici che delle figure contemporanee più rappresentative, che conobbe e frequentò da vicino, da Borghi a Capitini, da Cesare Zaccaria (che succedette a Errico Malatesta nella direzione di “Volontà” e che di Malatesta curò le opere, e fu però anche vicino ai gruppi dei Cemea e al Movimento di cooperazione educativa) a Carlo Doglio. Sul versante socialista, una sua importante maestra fu certamente Vera Lombardi, che è stata tra le più instancabili organizzatrici di gruppi di iniziativa politica e pedagogica nei quartieri di Napoli e che fu l’anima dell’Arn.<br />Si sarà capito che Fabrizia non era un personaggio facilmente classificabile, né sul versante politico né sul versante letterario, e che nel suo anarchismo confluivano tantissime acquisizioni dirette, di esperienza vissuta, e tantissime letture. Ma era proprio questo il suo fascino, in una diversità spesso sofferta e nevrotica quasi per obbligo – non nascondeva la sua “malattia”, l’alcol, dalla quale sapeva rapidissimamente risollevarsi ma nella quale altrettanto rapidamente poteva ricadere – e in una capacità straordinaria di mai arrendersi, di sempre ricominciare, e di essere estremamente attenta, pur nel suo disordine, ai grandi e ai piccoli mutamenti del mondo e delle persone, dalla parte degli oppressi. Ha scritto libri bellissimi su Napoli, il più incerto, ma non il meno affascinante dei quali è il romanzo sulla generazione del ’68 “Un giorno e mezzo”. Fui io a portare alla Feltrinelli la sua inchiesta sui disoccupati, che venne molto prima, e che è il suo primo libro, e quando Laura Gonsalez, sua e mia grande amica, mi mostrò i primi capitoli di “Althénopis”, la sua prima opera narrativa (una Napoli vecchia e anzi antica e non “neapolis” città nuova) le mie reazioni furono complicate: da un lato, di irritazione perché si era messa a far letteratura invece che dedicarsi all’inchiesta e alla politica; e dall’altro di entusiasmo perché scoprivo in Fabrizia una grande scrittrice, una vera scrittrice, in un’epoca in cui il movimento aveva decretato il disinteresse per la letteratura e l’arte, e lasciava loro le energie più fiacche, o ideologiche o secondarie. Ha scritto molti libri assai belli, da allora, come “L’isola riflessa”, o “Passaggio a Trieste”, che è opera di gruppo, e altre opere composite, mai di rigida struttura, sempre nuove e “disponibili”. Eccelleva nel racconto – come in “Storie di patio” o in “In viaggio”. E a parer mio “Il calore” (Nottetempo) e “Arcangelo” (Einaudi) contengono alcuni tra i racconti più belli della nostra letteratura recente, e sono un ritratto formidabile e vario delle mutazioni meridionali del dopo ’68 – antropologiche ed economiche: dalla vecchia “questione meridionale” a una brutta modernità o post-modernità di nuove mafie e nuovi denari, ma su antichi scenarii di malgoverno. “La Via”, il suo ultimo libro, uscito in libreria nel giorno stesso della sua morte, vuole essere un romanzo, ma è in realtà un arazzo formato da tante storie che, come nella letteratura più lontana o nelle narrazioni orali orientali, molti personaggi raccontano a un narratore o si raccontano tra di loro. Riguarda il paese di Acraia, cioè Itri, dove Fabrizia si era trasferita a vivere da molti anni, e la Via è l’Appia, quella di un tempo e quella di oggi. Personaggi che sembrano favolosi e sono perlopiù ben veri, o hanno veri riferimenti, vengono al proscenio per riferire di vitali speranze e conflitti, di esperienze picare e variegate, di rispetto delle memorie e dei morti e di attenzione a un nuovo che sconcerta, in cui i vecchi vizi si sommano a nuovi, e più gravi, perché estranei ormai a un contesto di comunità e di verità.<br /> Fino all’ultimo, Fabrizia Ramondino è stata al centro di una vasta rete di amici, di ogni ceto e di ogni paese. È stata sorella a tanti, e sarà molto difficile per tutti accettare di non averla più tra noi.<br /> </div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-260770321872975092008-06-17T03:39:00.000-07:002008-06-17T03:47:30.349-07:00Oplà, riprendiamoci la città!!!<div align="justify">Incontri, musica, teatro, laboratori, arti e artigianato per riappropriarci insieme dello spazio pubblico urbanoPiazze, parchi comunali, sopraelevate, edifici pubblici a altre megaopere hanno spesso una storia comune: milioni di euro spesi per costruirli per poi diventare luoghi di degrado, desolati ricettacoli di divieti. Opere calate dall’alto, che i cittadini non riconoscono come proprie e le istituzioni non riescono a curare come dovrebbero.Con ‘Oplà facciamoci spazio’ del settembre 2007 è nato a Scampia il Comitato Spazio Pubblico, per promuove riflessioni attive sugli spazi pubblici urbani. In questi mesi abbiamo cercato, e trovato, altri compagni di strada, gruppi e singoli che si prendono cura degli spazi ‘non privati’, costruendo campetti di calcio, autogestendo parchi comunali, battagliando perché ex cinema non diventino centri commerciali, vivendo i campi rom come parti della città. Gruppi che hanno iniziato a prendersi cura della città da soli, avendo capito che non si può rimanere con le mani in mano a aspettare che le cose piovano dall’alto. Azioni di comunità portate avanti spesso malgrado assenze o impedimenti delle istituzioni che avrebbero dovuto occuparsene. Davvero pochi invece i casi in cui le amministrazioni locali hanno saputo scoprire e sostenere le forze sociali già attive sul territorio, unica via per invertire la rotta della città in deriva.‘Oplà, riprendiamoci la città’ di giugno 2008, vede per la prima volta le reti sociali di diversi quartieri della città organizzare insieme un mese di azioni sullo spazio pubblico urbano, dando vita al Coordinamento Cittadino per gli Spazi Pubblici. L’invito è ancora una volta a tutti (al potere arroccato nel palazzo per paura di perdere la poltrona, a chi ha paura del rione a fianco, all’associazione che ha paura che altre associazioni gli invadano il territorio, al napoletano che ha paura che il rom gli rubi il bambino…) ad uscire dai fortini sempre più blindati costruiti dalla società securitaria.<br />Le giornate che proponiamo sono un giro nella città per condividere:<br />- un prima raccolta di documenti di inchiesta sugli spazi pubblici napoletani, da cui partire per discutere di strategie comuni, nell’assemblea cittadina convocata a Ponticelli presso la sede Progetto Catrin – Centro di documentazione Via Purgatorio<br />- un assaggio di quanto gruppi e reti territoriali fanno giorno per giorno, portando in strada musica, videoproiezioni, balli, burattini, teatro, gare culinarie, assemblee e altri momenti simbolici autorganizzati, come spiragli di possibilità rispetto a ciò che i luoghi abbandonati della città potrebbero diventare; </div><div align="justify">- denuncia di (ir)responsabilità delle istituzioni, per quanto compete solo all’amministrazione<br />- un ‘corridoio’ tra quartieri, dove attivisti e singoli cittadini (italiani, rom e stranieri) si incontrino e conoscano pratiche e territori altri.‘<br />Oplà' è organizzata dal Coordinamento Cittadino per lo spazio Pubblico formato da :<br />Comitato Spazio Pubblico Scampia (<a href="http://www.comitatospaziopubblico.blogspot.com/"><span style="color:#3333ff;">http://www.comitatospaziopubblico.blogspot.com/</span></a>)<br />Rete Social Fest di Ponticelli (<a href="http://www.arcimovie.it/">http://www.arcimovie.it/</a>)</div><div align="justify">Rete della Sanità (<a href="http://quartieresanita.blogspot.com/">http://quartieresanita.blogspot.com/</a>) - sito <a href="http://nuke.rionesanita.org/">http://nuke.rionesanita.org/</a><br />Coordinamento Parco Sociale Ventaglieri e <a href="http://isole.ecn.org/damm/">Damm</a> - Montesanto<br />(<a href="http://www.parcosocialeventaglieri.it/">http://www.parcosocialeventaglieri.it/</a>) </div><div align="justify"></div><div align="justify"><blockquote></blockquote><span style="font-family:courier new;font-size:130%;color:#cc0000;"><strong><a href="http://www.mammutnapoli.org/images/media/Opl%E0.indd.pdf">Visualizza il Programma giugno-luglio di "Oplà, riprendiamoci la città"</a></strong></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-6459440155790805392008-05-06T14:47:00.000-07:002008-05-08T03:57:53.092-07:00Incontri di formazione<div align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg76o4lc4KDDoRzRot6NNNChtilzysBTB0BIks_mAbt5s4w4VjRICSHiRxXBaZHOWpT7aMQrYdhIRQa0XWNVLh5iY9caHoL6pOw_CLAkdoEnjVegmPg3HfryCx7hdaeSFpHh1tMsai08Wms/s1600-h/Immagine.bmp"><strong><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5197391979902182562" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 338px; CURSOR: hand; HEIGHT: 180px" height="208" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg76o4lc4KDDoRzRot6NNNChtilzysBTB0BIks_mAbt5s4w4VjRICSHiRxXBaZHOWpT7aMQrYdhIRQa0XWNVLh5iY9caHoL6pOw_CLAkdoEnjVegmPg3HfryCx7hdaeSFpHh1tMsai08Wms/s320/Immagine.bmp" width="366" border="0" /></strong></a><strong><br /></strong><blockquote></blockquote><span style="color:#cc0000;"><span style="font-size:130%;"><span style="font-size:180%;">Hamelin </span><br /></span><em>e la pedagogia delle storie</em></span></div><p align="center"><strong>12-13 maggio 2008, Napoli </strong></p><br /><br /><p></p><p></p><p></p><p></p><p></p><p><br /></p><p></p><p>Davvero le storie salvano la vita? </p><p align="justify">L’Associazione culturale Hamelin, fondata nel 1996 da un gruppo di studiosi di “letteratura per l’infanzia”, ne è convinta: immergersi in un mondo di narrazioni è fondamentale non solo per vivere esperienze diverse e immaginarie, ma per costruire con le finzioni la storia più importante di tutte, la nostra vita.<br />La prima e più immediata delle finalità di Hamelin è quella di divulgare e far conoscere la letteratura per l’infanzia contemporanea, evidenziandone le linee di continuità e le inequivocabili novità rispetto al patrimonio dei classici. La seconda è quella di inserirla nell’insieme di testi letterari, filmici, iconografici, musicali che popolano l’immaginario contemporaneo. L’obiettivo dei laboratori che da anni l’associazione conduce nelle scuole non è solo quello di promuovere la lettura, ma di creare isole di comunicazione intensa e libera e di impastare le storie raccontate con le esperienze e l’immaginario dei ragazzi, così da svelare loro come le storie possano essere utilizzate anche per simbolizzare le proprie ansie, i propri sogni, le proprie paure. Il “pedagogista delle storie” non è uno psicologo, non è suo compito far emergere ansie e conflitti attraverso le trame che racconta, ma mostrare come ad ansie e conflitti sia possibile dare forma se si dispone di un repertorio di simboli e metafore che li rappresentino.<br />Oltre al lavoro diretto con bambini e ragazzi, Hamelin organizza mostre didattiche e incontri di formazione per insegnanti e bibliotecari sulla letteratura per ragazzi, fumetto e illustrazione. Il lavoro sul campo trova poi uno spazio di rielaborazione teorica in alcune pubblicazioni di taglio critico e pedagogico: le guide bibliografi che tematiche (su: giallo, avventura, fantastico, educazione sentimentale, noir…), la rivista quadrimestrale “Hamelin. Storie, figure, pedagogia” e, edito da pochi mesi, “Contare le stelle”, una rassegna panoramica e critica dei titoli, delle politiche editoriali e di alcuni dei temi più importanti degli ultimi 20 anni di letteratura per ragazzi. </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-90269817724478844322008-05-04T03:58:00.000-07:002008-05-08T04:07:54.198-07:00Programma Hamelin e la pedagogia delle storie<span style="color:#cc0000;">lunedì 12 maggio 2008, ore 17.00</span><br />Teatro Mercadante, Piazza Municipio 1<br /><strong><span style="color:#cc9933;">Contare le stelle </span></strong><br /><strong><span style="color:#cc9933;">Vent’anni di letteratura per ragazzi </span></strong><br />Presentazione del libro Intervengono: Giordana Piccinini, Emilio Varrà e Goffredo Fofi . Modera: Donatella Trotta.<br /><br /><span style="color:#cc0000;">martedì 13 maggio 2008, ore 10.00</span><br />Centro Hurtado, Viale della Resistenza, Scampia<br /><span style="color:#cc9933;">La linea rossa del coraggio </span><br />Laboratorio di pedagogia della lettura con i ragazzi e le ragazze del liceo Elsa Morante (è necessaria la prenotazione).<br /><br /><span style="color:#cc0000;">martedì 13 maggio 2008, ore 16.00 </span><br />Enrico de Nicola, 46 (adiacente Porta Capuana)<br /><strong><span style="color:#cc9933;">La pedagogia delle storie</span></strong><br />Incontro con insegnanti, educatori e operatori.<br /><br />Per informazioni:<br />Tel. 334. 347 0823<br />mammut.napoli@gmail.comUnknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-85868663759785142342008-04-30T23:31:00.000-07:002008-06-18T02:07:46.021-07:00Incontri da non perdere....<strong>Sabato 3 Maggio 2008</strong><br /><br /><br /><blockquote><strong></strong></blockquote><div align="center"><br /><strong><span style="font-size:130%;color:#cc0000;">Asunen Romalen </span></strong></div><div align="center"><strong><span style="font-size:130%;color:#cc0000;">Sentiteci gente</span></strong> </div><blockquote></blockquote><div align="center"><br />Auditorium di Scampia Viale della Resistenza, Napoli </div><blockquote></blockquote><div align="justify"><br />Insieme per riflettere, progettare, costruire Rom e non rom si incontrano per definire modalità e forme di partecipazione politica e sociale sul fare collettivo.<br /><br /></div><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify"><br /><span style="color:#cc0000;">Programma Ore 15.30</span><br /></div><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify">Incontro pubblico “Come possono gruppi con specificità diverse costruire strategie di azione comune, con coerenza e chiarezza di metodo, di obiettivi e di senso?”. Intervengono: Nazzareno Guarnieri (Abruzzo), Demir Mustafà (Toscana), il gruppo Asunen Romalen (Scampia).<br /><br /></div><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify"><span style="color:#cc0000;">Ore 19.00<br /></div></span><span style="color:#cc0000;"><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify"></span>Incursioni teatrali “Drom” per la prima volta su un palco rom giovani e non di Scampia provano a raccontarsi attraverso il teatro. Regia di: Smavovic Niad (Nino) “La leggenda di S. Giorgio” con Rosario Esposito La Rossa, Tonino Stornaiuolo, Francesca De Siervo, Imma Nunziata, Mena Esposito La Rossa, Lena Stornaiuolo, Salvatore De Siervo, Antonio Esposito La Rossa, Simone Sacchettino.<br /><br /></div><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify"><strong>A seguire cena della convivialità</strong><br /><br /></div><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify"><span style="color:#cc0000;">Ore 21.30<br /></div></span><span style="color:#cc0000;"><blockquote></span> </blockquote><div align="justify">Contaminazioni musicali Orchestra rom “la Banda di Dusko” e i gruppi rap/hip-hop Rocaluce e Arancia Meccanica. Incursioni sonore della Malamurga - Roma, in questi giorni a Scampia per realizzare laboratori di danza e musica con i giovani della città. Organizzazione: Comitato spazio pubblico In collaborazione con: Comitato cittadino pro Rom di Napoli, Osservazione, Punta Corsara<br /></div><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify"><em>Si ringraziano: Maurizio Braucci, Maurizio Lupinelli, Andrea Saggiomo, Anna Tranchini, Comitato Rom e Sinti insieme, 8° Municipalità dl Comune di Napoli, Mario Farina “Casti”, Ass. Visione Globale, Cooperativa l’Uomo e il Legno, Romsinti@politica, Amalipè romanò, Donne in nero, Casa Arcobaleno.<br /></div></em><blockquote><p align="justify"> </p></blockquote><div align="justify">Per info e contatti: Gruppo Asunen romalen / chi rom e…chi no, tel. 3476856515 / 3382973937 </div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-56590635962826111002008-04-28T02:34:00.000-07:002008-06-18T02:09:11.493-07:00Giornata di formazione: il compostaggio scolastico<strong></strong><br /><strong>28 aprile ore 16.30</strong><br /><strong>"il compostaggio a scuola"</strong><br /><div><div><div><div><div><em>Incontro con Sergio Loi </em></div><br /><div>Cooperativa Lo cunto de li cunti (Mensa dei bambini proletari) Vico Cappuccinelle a Tarsia 13</div><div></div><div align="justify"><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGhTKdn2yc5awmqatI6huFA-f74jdo9nRjYorXkdQygWKvwaNfmi00y6idCOMfEMGfHnO7faSd3iTAuSM_GezOQtCB89sOybFH_SzHi3WVH6FTao7PxQJvcSu5fsBrifWG4dOX7EZZBHKH/s1600-h/Immagine+251.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212783124131825410" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGhTKdn2yc5awmqatI6huFA-f74jdo9nRjYorXkdQygWKvwaNfmi00y6idCOMfEMGfHnO7faSd3iTAuSM_GezOQtCB89sOybFH_SzHi3WVH6FTao7PxQJvcSu5fsBrifWG4dOX7EZZBHKH/s320/Immagine+251.jpg" border="0" /></a>Uno dei temi che abbiamo sperimentato essere più efficace per l’apprendimento delle questioni ecologiche è quello che guarda al rifiuto a partire dalla sua componente organica. Se da una parte essa rappresenta una percentuale cospicua dei nostri scarti (circa il 30-35%) – e pertanto trasformandola si contribuisce in maniera consistente alla loro riduzione e al loro smaltimento – dall’altra permette di osservare realmente, anche in una situazione “da laboratorio”, i cicli della natura, sperimentando la sua trasformazione e il suo riutilizzo immediato anche nel giardino o nel terrazzo della scuola. Un aspetto centrale e che vogliamo sottolineare riguarda il metodo: con i bambini non parliamo di riciclaggio bensì sperimentiamo insieme a loro un percorso fatto di gesti semplici e “divertenti” come scendere nel cortile, raccogliere le foglie secche e gli scarti organici della refezione, che acquistano tutto il loro valore formativo se gli adulti che li accompagnano sapranno aiutarli a completare il percorso: se i bambini vedranno il concime, le aiuole fiorite, gli ortaggi maturi, intuendo la connessione che lega il tutto (e noi al tutto!) non matureranno automaticamente più amore per il pianeta, ma probabilmente una coscienza più desta, sensibile e attenta all’ambiente che abitano.</div><br /><br /><div align="center"><span style="color:#ff6600;">costruzione della compostiera</span></div><br /><br /><div align="center"></div><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212793267129558258" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1BERJ58j7pULtfUu-W4epFBadwy91iJuFXjo0XIsaxdqjLHOonpawqJm76mUl3nDzG-0jWpQUaiGVPO79e-Z7hQU5DUVBbCU-CAURExZWAv3tSgrlzDZeiP13cUzqqdFyv1MqCmCp_PM5/s320/Immagine+240.jpg" border="0" /><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212784036869041330" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 325px; CURSOR: hand; HEIGHT: 237px; TEXT-ALIGN: center" height="254" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE17AwuEpV22bc4mBYwJWKPGNFVa0ipshGGmEbP4z4BgWm2SX0beBgr5L4FM6ROjoWff2M7hVuy7V1MIwhn6DFTLWuoh9v2RDubbPF1dhFqonpa-l2Ybqulhv2Iuyn9Rext-mYvHAR3R6H/s320/Immagine+241.jpg" width="484" border="0" /><br /><p align="left"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212792427918853090" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQHiARZc3bOG42Mk1tts-Q9pOnT9gVeVtHOKqwSPBuSnfAfYpYDFBQziQYLNjX0-33zoTEnKYSoWpbEbS79LoQTkeG2qIT-dZo8-K4t44jBoEyap3Rx4o_jVV8jzcO9TBMRClFIVzB4xHa/s320/Immagine+243.jpg" border="0" /></p><br /><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212794021991505410" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWVSzXDRu1EGIGIha3CqVY7XZpe3iEXEb2z7h4cP6K4xzYPlQaUfg__XILBvBk-iBbPIpl8eKmjchfLWOr_SzSLAwuDcmDmiDA3My0hYD2rgJzA4oWBLFw49Ar8FdahpVMqLkT05RXXDJ6/s320/Immagine+255.jpg" border="0" /><br /><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212794692868732866" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHxtZLW5F5JxmZMClXUDFlviWhcFW1cns5B74y3ibAs91Xy1B3MZYFOb9l91ybSyWa8kWsBn-d63iXCFeqDs_lA7JS4phpBl_2zwTLpKv6rCzmsjS6mGlSxLc3ZNNRFJWdKbYFWfFYGb_6/s320/Immagine+253.jpg" border="0" /><br /><div align="center"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212795066240703794" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSxOogn3LXrP85YA4pkN7UQe3Jq9Y5wVjvzYErKT4Ejn0cRQMB4XZx6Lvjf_OqKNApOz8SbtjlgRXrlN_05432ASGW5C2rYN9VkWOZJv6r1Ok7zdV1WmX1IX54ub7pf-O28RhcAAtK3FYh/s320/Immagine+249.jpg" border="0" /></div></div></div></div></div><br /><br /><br /><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212795683800524050" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibcgokd5qDJS35YqPodSv4ZWfgvFAGRgCeb8KmJn1oc4pU_nuqt6oY5j6CVuNQoDYiHAVG0AV0aih7rIw2-zVwCzR4Vzm9EmpwcAcwmf2SfLFewiE3h9x2TUJ1PLepC18xpk2Cb43UO_MH/s320/Immagine+259.jpg" border="0" /><br /><p><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5212796191023135058" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS3qav6_RYXbkagicmCA6aCFODTObXKVkonqAty1_8JBUD3dYKFCUNncErBQkWm_elJaWuOpJTtuCIVubgZA4lcIN2ar2zYVkGNlBoapCbyRCyhs1FMc2u5yV3BAFHCb4oVXZLl_kX0lee/s320/Immagine+263.jpg" border="0" /></p><p align="center"><span style="font-size:130%;color:#cc0000;">La prossima compostiera sarà costruita nel campo rom di via cupa perillo.....</span></p><p align="center"><span style="font-size:130%;color:#cc0000;">vi aspettiamo venerdì 27 giugno!!! Per ulteriori informazioni:</span></p><p align="center"><a href="http://www.mammutnapoli.org/images/media/Opl%E0.indd.pdf">consulta il programma di "Oplà riprendiamoci la citta!!!"</a></p><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-51484670098564290832008-04-24T09:42:00.000-07:002008-06-18T02:06:11.381-07:00Educazione ed ecologia: analisi, critiche e proposte di azione comune<div align="justify">In un momento così grave di sofferenza del pianeta per gli squilibri ambientali causati dalla mano dell’uomo e dal suo rapace approccio alle risorse naturali, riteniamo fondamentale e non più rinviabile riflettere e intervenire su questi temi anche dalla prospettiva dell’educazione e dei bambini.<br />Tali squilibri, presenti in proporzione diversa su tutto il pianeta, stanno mostrando nel territorio campano tutta la loro lacerante e brutale evidenza. Anche per gravi responsabilità degli amministratori pubblici. Ci sembra pertanto necessario essere presenti per confrontarsi, supportarsi e coordinarsi anche al fine di controllare che l’operato pubblico sia appropriato e funzionale all’imbocco di una corretta via per il cambiamento, alla risoluzione dei problemi ambientali, nonché adeguato rispetto al ruolo dell’educazione in questo processo.<br />La questione dei rifiuti pone tutti noi davanti al nostro ruolo di consumatori, indotti a comprare, buttare e di nuovo acquistare, in un vortice ormai completamente fuori controllo che insieme all’ambiente, distrugge la nostra cultura (quello che ne rimane) e il tessuto sociale. Mai come in questo momento ci siamo sentiti spinti a domandarci il senso di questo ruolo e a metterlo seriamente e profondamente in discussione. A partire da scelte concrete.<br />Le condizioni in cui versa la Campania, che dell’“emergenza” temiamo abbiano soltanto l’irreversibilità, ci spingono a metterci a lavoro.<br />In questa ottica riteniamo necessario che coloro che si occupano di educazione, in primis le scuole, si confrontino e collaborino per ragionare insieme sugli approcci corretti da adottare in merito ai temi ecologici, anche in una posizione di presidio e sorveglianza dell’intervento pubblico.<br />Una prospettiva completa implica che il ruolo della scuola e dell’educazione non siano avulsi (e magari contraddetti) dalle politiche cittadine e regionali su questi temi: lavorare seriamente sulle questioni dell’ambiente e dell’ecologia (che forse si riduce a fare seriamente educazione) significa oggi essere costantemente contraddetti dalla politica, dall’economia, dalle istituzioni e, inutile negarlo, dalla società civile. Ogni serio progetto di educazione ambientale necessita pertanto di essere completato da un sistema di intervento pubblico funzionante. A cominciare dall’avvio di un piano integrato dei rifiuti che, partendo dalla riduzione e passando per il riciclo e la bonifica dei terreni inquinati, offra risposte efficaci a così gravi questioni ambientali.<br />L’educazione e il piano di recupero e smaltimento dei rifiuti sono due aspetti complementari, ma diversi. E da soggetti diversi devono essere assolti. Una cosa è che le scuole possiedano i cassonetti per la raccolta della plastica e della carta – a cui necessariamente aggiungere quelli per il vetro, l’alluminio, le pile, i toner delle stampanti, ecc – che il soggetto preposto provvederà a ritirare e stoccare: e questo occorre pretenderlo. Altra cosa è elaborare e “agire” con i bambini e i ragazzi una reale cultura ecologica. Riteniamo entrambe le cose ugualmente necessarie.<br />La nostra proposta è di:<br /><br />- creare un più stringente confronto e coordinamento di quanti vogliono ragionare, formarsi e interrogarsi sul tema dell’ecologia, in particolare da una prospettiva pedagogica;<br />- animare iniziative e creare occasioni di incontro in merito ai temi e ai metodi dell’educazione ecologica;<br />- costituire un’area che, a partire da queste prospettive, sia capace di confrontarsi, vigilare e, se necessario, opporsi all’intervento dell’amministrazione pubblica.</div><div align="center"><br />A questo proposito la piccola proposta di formazione sul compostaggio scolastico che intendiamo organizzare vuole essere metafora e insieme porta d’accesso per interrogativi più vasti, complessi e universali che intenderemo porci in merito al fragile filo che unisce la nostra specie, i prodotti del suo spirito e l’ambiente che abita.<br /><br /><br /><span style="color:#cc0000;"><strong>Lunedì 28 aprile ore 16.30</strong></span><br />Cooperativa Lo cunto de li cunti (Mensa dei bambini proletari)<br />Vico Cappuccinelle a Tarsia 13<br /><strong><span style="color:#cc0000;">Il compostaggio a Scuola</span></strong><br />Incontro Sergio Loi<br /><br /><br /><br />Per informazioni: associazione.risveglio.napoli@gmail.com 3343470823- 3385021673 mensa dei bambini proletari tel. 081/5496867; </div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-42038802107331615342008-02-13T07:49:00.000-08:002008-02-13T08:23:03.000-08:0015/16-02-08 Adolescenti e città<div align="justify">l'ARN e il centro territoriale mammut vi invitano a partecipare al workshop :"Adolescenti e città - mappe di ricerca, tentativi di intervento" che si terrà nei giorni 15 e 16 febbraio 2008. </div><div align="justify"></div><div align="justify"><em>Raramente si è parlato così tanto di adolescenti e al contempo si è detto così poco su di loro, sulle città in cui vivono, su come la città, intesa come spazio fisico, culturale e come immaginario condiviso, influenzi crescita, relazioni e possibilità di vita dei ragazzi.</em></div><div align="justify"><em></em></div><div align="justify">Tutta una “letteratura” quotidiana fatta di titoli di giornali, volantini di convegni, temi di corsi di formazione creano un raffinato sistema di rifrazione che convince tutti, operatori e comuni cittadini, di saperne abbastanza, di conoscere la “questione” nei suoi aspetti più importanti. E gran parte degli interventi e delle pratiche — preventive e securitarie — rivolte agli adolescenti prendono forma da questo friabile immaginario.Non è nostra intenzione aggiungere nuove analisi sulla condizione degli adolescenti che, come spesso capita, dicono di più su chi le formula che sull’oggetto del discorso. Ci interessa piuttosto condividere, alla luce di un tentativo in atto, il progetto Corridoio, questioni aperte, nodi irrisolti del fare pedagogico, ricomponendoli in un quadro che disegni il tentativo di una ricerca comune. </div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"></div><div align="justify"><strong><span style="color:#000000;"><blockquote><strong><span style="color:#000000;"></span></strong></blockquote>Programma</span></strong></div><div align="justify"><br /><strong><span style="color:#cc0000;">Venerdì 15 febbraio</span></strong></div><div align="justify">Sala multimediale del Consiglio ComunaleVia Verdi 35 (adiacente Piazza Municipio)</div><div align="justify"><br /><strong>Mappe di ricerca</strong> <strong>ore 9.30 </strong></div><strong><div align="justify"><br /></strong><em>Il progetto Corridoio. Una ricerca in corso</em> - Introduzione a cura di Luigi Monti - Educatore </div><div align="justify"><br /><em>Vorrei vedere i miei occhi. Autorappresentazione dell’adolescenza</em> - Stefano Laffi - Sociologo Agenzia Codici di Milano </div><div align="justify"><br /><em>Te ne stai alla finestra. Dentro e fuori la scuola</em> - Federica Lucchesini - Insegnante presso la S.M.S Carlo Levi di Scampia </div><div align="justify"><br /><em>Droghe e nuove sostanze</em> - Stefano Vecchio - Psicologo</div><div align="justify"><br /><em>Lavoro per gli adolescenti, lavoro con gli adolescenti</em> - Salvatore Pirozzi - Ricercatore </div><div align="justify"><br />modera Maurizio Braucci - Scrittore</div><div align="justify"><br /><strong>Tentativi di intervento ore 15</strong></div><strong></strong><div align="justify"><br />Chi rom… e chi no, Chance, Inercultura, Damm, Mammut e altri operatori che lavorano a Napoli con gli adolescenti condivideranno analisi e modelli di intervento mettendo a fuoco, attraverso un lavoro per gruppi, alcune delle questioni pedagogiche più urgenti e importanti.<br />Sabato 16 febbraioEx lanificioPiazza Enrico de Nicola, 46 (adiacente Porta Capuana)</div><div align="justify"><br /><strong><span style="color:#cc0000;">Sabato 16 febbraio</span></strong></div><div align="justify"><strong><span style="color:#cc0000;"></span></strong></div><div align="justify">Ex lanificioPiazza Enrico de Nicola, 46 (adiacente Porta Capuana)</div><div align="justify"><br />Approfondimento ore 9.30</div><div align="justify"><br />Writing, graffitismo, linguaggi urbani, baricentro dei primi viaggi del progetto Corridoio: tra espressività e manipolazione.</div><div align="justify"></div><div align="justify"><blockquote></blockquote>Per iscriversi inviare una mail con i propri dati a <a href="mailto:info@mammutnapoli.org">info@mammutnapoli.org</a> </div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-24556163890254226722007-11-15T02:28:00.000-08:002008-11-23T02:56:20.257-08:00Miti e riti in pedagogia<strong>Workshop 15 novembre 2007</strong><br />Relazione di Adalinda Gasparini<br /><br /><a href="http://www.alaaddin.it/Teogonia/TEOGONIA.html">TEOGONIA NASCITA DEGLI DEI DELLE PAROLE DEL MONDO</a><br /><br /><a href="http://www.alaaddin.it/Teogonia/TeogoniaFigureBambini.html">DISEGNI DI BAMBINI CHE HANNO ASCOLTATO LE STORIE DELLA TEOGONIA</a>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-20647044180028387032007-07-05T11:02:00.000-07:002007-10-15T01:02:10.598-07:00Associazione risveglio Napoli<div align="justify">Negli anni ’60 l’ARN - Associazione Risveglio Napoli - si occupò soprattutto della condizione dell’infanzia, drammatica in vaste parti di città. L’esistenza dei bambini e delle bambine napoletane oggi è certamente mutata, non più condizionata dalla miseria quanto piuttosto, nei bambini iperprotetti delle classi più abbienti, dal privilegio inutile, e nelle classi meno abbienti, proletarie o marginali, dall’isteria prodotta da un certo livello di consumo che cerca di compensare la perdita dell’identità culturale.<br />Ben lontana dall’essere diventata ‘la città dei bambini e delle bambine’ che Bassolino ci aveva promesso tempo fa, Napoli, come ogni altra città del mondo, è oggi abitata da bambini consumati (quelli di cui ci serve come manodopera, soldati, oggetti sessuali) e bambini consumatori (leva per l’economia del superfluo).<br />In una città in cui la politica si è ridotta a lotta per il potere tra bande schierate l’una contro l’altra e in cui la scuola si è robotizzata perdendo di significato e di qualità, ci pare urgente ripartire da chi più ne soffre nella sua libertà e più ne vede distrutta la propria potenzialità, i bambini e gli adolescenti.<br />Scopo del gruppo di operatori e ricercatori che oggi danno di nuovo vita all’ARN, è elaborare modi di intervento sulla condizione dell’infanzia con: cicli formativi sulla conoscenza della condizione infantile e su metodi e tecniche pedagogiche rispettose dei bisogni dell’infanzia; la partecipazione a iniziative, discussioni e con quanto d’altro la situazione napoletana e campana ci potrà suggerire come necessità e occasione di approfondimento e di azione, nonché di lotta.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-44738090292529070272007-07-02T11:55:00.000-07:002007-10-24T23:20:04.167-07:00Arn finora<div align="justify">Martedì 8 maggio 2007<br /><span style="color:#cc0000;">L'esperienza dell'Associazione Risveglio Napoli negli anni Sessanta e Settanta<br /></span>L'incontro ha costituito una sorta di passaggio di consegne tra (c’è uno spazio ripetuto, dopo tra Fabrizia Ramondino, Maria Pia Marroni e altri componenti dell'Arn degli anni '60, con gli operatori sociali, i maestri, gli scrittori… dell'Arn del 2000. Il racconto del lavoro sociale svolto in una città in miseria, distrutta dalla guerra e da secoli di mal governo, piena però di voglia di riscossa e possibilità di ripresa, si è intrecciato con analisi e propositi della Napoli di oggi. Segnata dalla miseria morale e organizzativa, la sfida che Napoli pone ai nuovi operatori è costituita da quel misto di problemi e possibilità propri di una metropoli in cui convivono estremo sottosviluppo e modernità avveniristica. Anello di congiunzione tra le due Arn, la volontà di un lavoro politico a partire dai bambini, attraverso visioni e motodi propri della pedagogia attiva e cooperativa.<br /><br />Lunedì 14 maggio 2007<br /><span style="color:#cc0000;">L'epoca delle passioni tristi</span><br />Ispirato all'omonimo libro, l'incontro con lo psichiatra e attivista sociale Miguel Benasayag e con Angèlique Del Rey, è stato una prima riflessione sul senso e sui presupposi di pratiche sociali moderne e radicali. Nel dialogo che i due relatori hanno intrattenuto con la platea, si è riflettuto sulla necessità di ritrovare sensi e significati per parole come 'potere', 'autorità' 'militanza'. Mettendo in evidenza quanto sia funzionale al potere per il mantenimento dello status quo che volontari e anime belle si dedichino unicamente a buone pratiche, evitando riflessioni e analisi a tutto campo su ingiustizie e utopie sociali, Benasayag ha stimolato una riflessione sulle vie di uscita dalle dicotomie tra l'idealità delle parole altisonanti con cui vengano infarciti i propositi rivoluzionari e la realtà di vite nichiliste e funzionali alla società disciplinare.<br /><br /><span style="color:#cc0000;">Il metodo Montessori<br /></span>Introdotti dai ragionamenti della mattina, la riflessione sulla possibilità di nuove pratiche sociali e pedagogiche è proseguita con la presentazione del libro di Grazia Honegger Fresco "Maria Montessori. Una storia attuale" (ed. Ancora del Mediterraneo).<br />Grazia Fresco ha dedicato la sua vita alla realizzazione di un progetto pedagogico davvero rinnovato, facendosi fondatrice e animatrice di esperienze educative importanti in molte regioni italiane. Durante l'incontro ha svolto la sua analisi a partire dall'atrocità della moderna medicalizzazione della gravidanza (dove aspettare un bambino sembra quasi sinonimo di avere una malattia) per arrivare a proposte per scuola dell'infanzia, elementare e media, iniziando con l'abolizione di voti e giudizi scolastici per far cessare quella perversione di pavloviana memoria che è il sistema di premi e castighi su cui ancora oggi si regge l'istruzione pubblica e privata in Italia.</div><div align="justify"> </div><div align="justify"> </div><div align="justify"></div><div align="justify"><br /><br />Sabato 7 Luglio 2007</div><div align="justify"></div><div align="justify"><span style="color:#cc0000;">"Pinocchio e Alice, prigione e libertà dell'infanzia"</span></div><div align="justify"><em>di Stefano Benni</em> </div><div align="justify">Difficile dire cose nuove su due libri su cui si è discusso tanto. Tra gli altri Chesterton, Eliot, Barthes e John Lennon nel caso di “Alice”, Manganelli, Calvino, Ginzburg, Jervis, Fruttero e Lucentini per “Pinocchio”.Cercherò di dire le mie impressioni su due libri che amo, ho amato da ragazzo ma forse amo ora diversamente. Sono libri, si potrebbe dire, che si attraggono e si respingono tra di loro, in parte diversi in parte complementari, sono ambigui, non facilmente definibili come tutti i libri che noi diciamo scritti per bambini e che poi sono letti, spiegati a forza ai bambini e commentati da adulti.Cercherò di unirli in un tratto. Sono libri scritti da adulti che ricordano, rimpiangono, rivisitano il dolore e la gioia della loro infanzia. Scritti per bambini e per adulti ma soprattutto per il mondo interiore, senza età, dei loro autori.Veniamo agli autori, ai due Carlo. Lewis Carroll, ovverosia Charles Dodgson, nasce nel 1832, scrive “Alice” circa a trent’anni.Collodi, ossia Carlo Lorenzini, nasce nel 1826 e scrive “Pinocchio” sui cinquant’anni.Tutti e due hanno un’infanzia segnata da periodi di libertà e da altri di studio rigido e oppressivo. Carroll nasce in una famiglia ultravittoriana e religiosissima, il padre è parroco. Ma il giovane Charles vive un’infanzia felice in una fattoria del Cheshire fino a 11 anni, poi inizia un severo periodo scolastico che lui ricorda senza simpatia: alla public school di Rugby e poi a Oxford. Questi studi lo portano verso la matematica, che insegnerà, e al ruolo religioso di diacono.Lorenzini è di famiglia povera, padre cuoco e uno zio pittore, artista, un’infanzia tormentata segnata da molti lutti e periodi di miseria. Studia in seminario dagli scolopi, e dopo varie vicissitudini (combatte anche a Montanara) sceglie il giornalismo.Una aristocratica e tranquilla Oxford per Carroll, e una giovinezza povera in un’inquieta Toscana per Collodi. Due mondi abbastanza diversi.Basterebbe confrontare la scena del tè del cappellaio matto e la pentola disegnata sul muro della casa di Geppetto, il sogno contadino di abbondanza.Per tutti e due gli autori c’è la cataclisi, il momento che li spinge a questo libro.Per l’incolore, ubbidiente, balbuziente Carroll è l’incontro con Alice Liddell e le sue sorelle. La sua infanzia nella fattoria, che lui credeva finita, torna, giocosa e ammaliante, sotto forma di tre ninfe. Ma, per favore, lasciamo stare Nabokov. Basta leggere l’inizio di “Lolita”, che è libro di passione dichiarata e senza limiti, per vedere la differenza. Lasciamo agli psicanalisti le interpretazioni sulla passione di Carroll, quella di fotografare bambine. L’eros in “Alice” è, in chi vuole trovarlo, a disposizione del lettore. Tenniel disegna Alice bruttina, Disney, l’ambiguo malvagio geniale Disney, la farà sexy.Ma Lolita è la rovina di Humbert Humbert, Alice è la salvezza di Carroll.Dopo aver incontrato Alice il grigio serioso reverendo diventa un affabulatore, un narratore brillante, un creatore di nonsense, finalmente gioca, e vicino alla serietà, alla “spoudè” appare la “paideia”.Più difficile è ricostruire l’invenzione di Pinocchio, da quale legno provenga. Lorenzini è stato dipinto come uomo gaudente, mazziniano, polemico, vivace, donnaiolo. Giornalista satirico, con intenti didattici. Traduttore di Perrault. Poi anche lui sembra scoprire un nuovo progetto di scrittura: vuole scrivere per i bambini, ma in modo nuovo. Dapprima scrive un “Pinocchio” a puntate. Per pagare un debito di gioco, sostiene qualcuno. Pinocchio in questa versione muore impiccato, e non in modo sfumato, è una scena violentissima, da libro horror. Poi torna in vita per le proteste dei bambini, e forse per nuovi debiti. La domanda su questi due libri è sempre la stessa. Sono libri per bambini? Sono libri che hanno come eroi due ragazzini. Ma sono ambigui e non semplificati, non pensati per piacere a tutti i bambini.Carroll dedica il libro ad Alice, rendendola subito protagonista. Alcune allusioni del libro sembrano quasi scritte alludendo a un segreto privato, un codice tra lui e le bimbe: alcuni giochi di parole, si è detto, potevano essere capiti solo nella Oxford di quei tempi.Quello che succede in “Alice” non è quello che ci si aspetta da un libro per bambini, “Alice” è un libro complesso e molti bambini lo trovano incomprensibile e irritante (anche tanti adulti…).“Miei piccoli lettori”, dice all’inizio Collodi, come per rassicurare sulle sue intenzioni.Però anche lui cambia le regole e va verso qualcosa di sorprendente. Una fiaba realista in cui il primo nemico di Pinocchio non è un orco ma un carabiniere. Sono i libri di due ex-bambini, di due adulti che ricordano terrori e gioie della loro infanzia, la reinventano, la rimpiangono. Due adulti che sono ancora per metà bambini confusi, delusi, avidi, avventurosi, polimorfi, e per l’altra metà razionali, didattici, morali.Sono libri allegri e pieni di ombre dolorose perché riflettono sulla morte dell’infanzia. La necessaria fine dell’infanzia, che solo se la si racconta può rivivere. Di autori che sanno che il mondo non è fatto per i bambini. Questo è il fascino ambiguo del loro libri, nei quali uno scrittore adulto parla a un bambino e racconta il suo essere bambino ad adulti, oppure uno scrittore bambino si racconta agli adulti. Passiamo alle differenze.Carroll è un matematico pieno di fantasia repressa, di nascosta anarchia. Collodi è un giornalista battagliero cui la cronaca, la quotidianità, non bastano più.Alice è sognatrice. “Let’s pretend”, immaginiamo, facciamo il gioco di sognare insieme è il suo motto.Alice non è soltanto il sogno solitario, è la fantasia condivisa. Ma nel libro non gioca mai con altri bambini, solo con creature del suo sogno.Pinocchio è avventuriero, esploratore. Non pensa molto né sogna, parte e poi ci pensa su. è la fantasia del quotidiano, è la pentola sul muro, è il vagabondare del ragazzo di strada. Lui con gli altri bambini ci fa a botte.Il mondo di Carroll è quello del sogno quindi non è gerarchico, non valgono le misure della realtà. Il professor Carroll, finalmente libero dalla matematica, scatena la dismisura onirica. Alice precipita a rovescio, si allunga e rimpicciolisce. Si è parlato anche per queste visioni di uso dell’oppio e del laudano. La trasgressione di Carroll è rendere Alice scandalosamente imprevedibile e smisurata. Nelle modificazioni del corpo e delle leggi fisiche, ma anche nel sabotaggio del senso che sconvolge le filastrocche, le canzoni, i versi e le conversazioni, perfino le materie scolastiche, dove vicino alla matematica appaiono ”bucato e svenimento nelle resse” . Di tutto si deve dubitare nel sogno. Con Alice, Carroll sogna tutti i giochi che non ha potuto fare o non può più fare. Girotondi, corse caucus, danze con aragoste, quadriglie, battaglie. Il movimento di Alice è cadere, ruotare, danzare, fluttuare nell’acqua, avanzare come scacchi – tutti movimenti onirici. Pinocchio è l’esploratore di un mondo reale, che la sua diversità genetica rende fiabesco. è un burattino senza fili, quindi diverso dagli uomini ma anche dai burattini, un polemico come Collodi. Imprendibile. Il movimento di Pinocchio è correre, scappare, essere inseguito. Battersi, venir divorato e divorare. Il movimento dell’avventura di strada. Alice e Pinocchio hanno ambedue un monologo interiore continuo. Pinocchio ha il grillo come coscienza, ma per tutto il libro dialogano in lui una parte ribelle e una docile. Tutti lo sgridano, ma anche lui si sgrida da solo, pecca e si pente. Non è né buono né cattivo. Anche Alice ha sempre qualcuno che la interroga, che la mette alla prova, che vorrebbe stordirla, in una parodia dell’invadenza pedagogica vittoriana. Incontra ambigui maestri, anche lei non è né buona né cattiva, non compie cattive azioni come Pinocchio, ma assiste a cattive azioni senza muovere un dito. Devono andare verso il loro destino infantile, verso la loro meravigliosa curiosità, affrontando il sadismo degli adulti. Ma non possono andare fino in fondo, essere liberi per sempre. L’infanzia muore. Alice deve dichiarare di aver sognato, deve rientrare nella normalità nel senso. Pinocchio deve diventare bambino, accettare di avere una morale. Le reazioni dei lettori. “Alice” ebbe successo ma qualcuno la giudicò eccessiva, e qualcosa che non sappiamo fece arrabbiare la madre di Alice, interrompendo l’amicizia con Carroll. Poi venne “Dietro lo specchio”, e qui col meccanismo degli scacchi Carroll cercò di imbrigliare, di regolamentare la sua fantasia. Non tanto da darci però episodi terrificanti come il tricheco, o Humpty Dumpty.Di “Pinocchio” parecchi dissero che era un cattivo esempio. Il successo non fu immediato. Venne poco alla volta. Altre differenze. In “Pinocchio” c’è l’ossessione del danaro e del lavoro. Collodi socialista, qualcuno ha detto. La casa di Geppetto è povera, Geppetto scolpisce Pinocchio non per fini artistici, ma per avere un burattino da vendere a un teatro, insomma per fare soldi. Il danaro c’è sempre, nel libro. Per diventare ricco Pinocchio investe, affronta i capitalisti, vende e compra in continuazione, ha l’ossessione del povero per il baratto, per il mercato: poi non vuole lavorare ma dovrà farlo, lavorerà come una bestia. Farà il cane e l’asino, per guadagnarsi il pane.In “Alice” di danaro non se ne parla. Non si lavora mai, si gioca a croquet, si fanno girotondi, si preparano cene, si prende il tè, si duella inutilmente, si mettono in scena processi inutili. Addirittura nella scena del tè i partecipanti sono così pigri che pur di non lavare le tazze cambiano posto a tavola. Il cappellaio non fa cappelli, il carpentiere mangia ostriche, il ghiro dorme. Si canta tantissimo e si danza. Solo quando appaiono le carte della regina, ecco entrare in scena i lavoratori, vessati e minacciati. Caratteristica comune ai due libri è il divoramento.Pinocchio ha una fame smisurata, ce l’ha per tutto il libro. Ce l’ha Mangiafuoco col suo montone, ce l’hanno il gatto e la volpe, ce l’ha il pescecane. è la fame contadina..Alice mastica funghetti, torte, biscottini. Ma in tutto il libro c’è il divoramento come ossessione, come notazione sessuale. Si mangia e si beve sempre, in modo esagerato e minaccioso, con nuvole di pepe e furti di torte. Il tricheco e le ostriche è forse l’episodio in cui il divoramento sessuale è più svelato. Comune è anche l’incontro con gli animali, con le loro pulsioni. In “Alice” c’è uno zoomorfismo fantastico, araldico, librario e quasi sempre ambiguo, è difficile separare natura umana e animale o minerale. In “Pinocchio” c’è uno zoomorfismo da fiaba, però da fuoco nel camino. Animali semplici da cortile. Più umani che altro.Quindi per Alice il dodo, il tricheco mangiaostriche, il liocorno, il grifone, la finta tartaruga, le creature-scacco, il bianconiglio, il bambino maiale, la regina che è una carta da gioco, il bruco zen, il gatto fantasma, e le creature del jabberwocky. E anche un topo e un cerbiatto normali.Per Pinocchio il grillo, il gatto, la volpe, il falco, i medici gufo e civetta, il can barbone in livrea, il buon mastino, il serpente gigante, il pescecane, la lumaca e tanti asini. Il rapporto con gli altri. Alice non incontra altri bambini, Pinocchio sì. Ma soprattutto incontrano adulti. E sono spesso ambigui, mascherati.L’infanzia ricorda i suoi tradimenti, tutti coloro che hanno detto di amarla. I cattivi non sono mai quelli che si presentano come cattivi.In “Pinocchio”: Mangiafuoco è un burbero cuor d’oro. Il cagnaccio mastino è buono. Il serpentone muore dal ridere; il pescecane lo lascia andare. Lucignolo è un bulletto ma in fondo è un amico.Il gatto e la volpe invece si presentano come buoni e sono pestiferi. Sono degli speculatori, dei faccendieri. Finiscono male e questo dimostra che Pinocchio è una favola. Non sono buoni i carabinieri, i dottori saccenti, il giudice gorilla, l’oste, l’omino di burro che canta nel buio. Il grillo è un rompipalle, un po’ noioso, un professorino. Il bruco di Alice è più ironico. La fata si diverte a fingere di morire, appare in una bara, si fa negare. Seduce e scompare. è una sadica. Geppetto, anche se con quello strano vezzo della parrucca, è buono, ma non dimentichiamo che ha creato Pinocchio per diventare ricco. “Alice”. è un po’ difficile distinguere buoni e cattivi nel nonsense. Tutti la mettono in difficoltà, la interrogano. Se Pinocchio deve cambiare moralmente, Alice deve vagare nel labirinto della sua ambiguità sognante e trovare un’uscita razionale. è uno scontro interno a Carroll.Il gatto del Cheshire è un gatto beffardo, un sorriso senza gatto, un’immagine dell’humour inglese. Quanto diverso dal gatto di Collodi! Il bruco è un monaco zen che la inizia alle droghe. Il raduno del tè e la corsa caucus sono raduni di oziosi sballati. La casa della duchessa, il croquet, tutta una sfilata derisoria di aristocrazia fantastica. La regina delle carte, con il suo grido “tagliatele la testa!”, non è la vera cattiva, nessuno le dà retta.I tranelli più insidiosi per Alice sono nascosti.In “Dietro lo specchio”, molto inquietante è Humpty Dumpty, l’uomo uovo. Sua la frase più minacciosa del libro, il riassunto dei fantasmi di Carroll.“Intendo dire”, disse Alice, “che uno non può fare a meno di crescere.”“Uno forse non può”, disse Humpty Dumpty, “ma due possono. Con un aiuto adeguato, avresti potuto fermarti a sette anni.” E potremmo continuare la serie “nera” con le tre sorelle nel pozzo di melassa, la favolina del ghiro. E, come già detto, con il tricheco che sbrana le ostriche.In quanto al jabberwocky non è solo un mostro linguistico. È il mostro non visto, quello dietro la porta. I bambini (e gli adulti) temono ciò che non vedono, ciò che la loro immaginazione renderà pauroso. E Alice immagina: in questa poesia qualcuno uccide qualcuno. Come la misteriosa bimba morta, in “Pinocchio”. La paura di qualcosa che nessuno ti spiega, la paura solitaria. Il non rispondere al mondo ai bambini. Il silenzio indifferente alle loro domande. Ce la fanno i nostri eroi?Per alcuni, no. Manganelli dice che Pinocchio si suicida. Alice deve tornare alla sua noia.Oppure sì, diventano piccoli esempi di libertà per tutti. Ma a caro prezzo. Li salva la loro ostinata natura, la loro difformità. L’onnipotenza plastica da cartoon di Pinocchio gli fa passare prove terribili: ha i piedi bruciati, fa a botte, viene impiccato, fritto, imprigionato, mangiato dal pesce, trasformato in asino ma sotto resta legno duro, burattino, è la sua fisicità popolana: resiste a tutto. E alla fine avrà un padre. Ad Alice viene tolta la misura, la metrica del “perbene”, precipita, viene ingrandita, rimpicciolita, annegata nelle lacrime, minacciata di morte, drogata, non riesce neanche più a ricordare le canzoni. Resiste in quanto sognatrice avventurosa e coraggiosa, riesce a non avere paura, a rientrare dai suoi sogni e riprovare. “Let’s pretend”. Lo stile. Quello di Collodi è un italiano bellissimo, pieno di fiorentinismi. Come è stato scritto, “senza idiotismi né riboboli”. Comencini ci andò vicino, Benigni pensò solo a un prodotto per americani. Il jabberwocky di Collodi è il discorso del padrone del circo. In Carroll tutta l’arte del nonsense è squadernata, si gioca tra la matematica e la follia, la letteratura colta e la filastrocca. Scrivono tutti e due meravigliosamente. Non semplificano per i bambini. Dove si incontrano? Dove volete voi. Nei Beatles, in Carmelo Bene, in “Zazie nel metrò”, in Leonora Carrington e in Angela Carter. Nei disegni di Tenniel, Mazzanti, Molino. Ovviamente in Walt Disney. Disney fece un Pinocchio fasullo perché Disney non sapeva niente dell’Italia: vedi il grillo che canta come Frank Sinatra. Il “Pinocchio” di Disney sarà “Dumbo”. E “Pink elephants”. Ecco, andate a sentire quella delirante, divertente, minacciosa canzone. Forse è lì che si incontrano Alice e Pinocchio. Oltre che in ognuno di noi.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2314910147393663009.post-76217259057204022392007-07-01T04:42:00.000-07:002007-10-28T01:17:09.324-07:00associazione risveglio napoli<p align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirO7kNjEg6DG_0weRI8DQpkdBaJgp_S7HkJEVi-diz-cauAKNYb9jiSF6fgJOenv9esHTugjX7aaSy7S1-dv8LXqnsSRUIq_S-uxFHP3bEEIMzPoRq1N_9jB9GndbKGrQ8vOb5RapDiTK1/s1600-h/Ves+arn.bmp"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5084770724077720530" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; HEIGHT: 146px" height="162" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirO7kNjEg6DG_0weRI8DQpkdBaJgp_S7HkJEVi-diz-cauAKNYb9jiSF6fgJOenv9esHTugjX7aaSy7S1-dv8LXqnsSRUIq_S-uxFHP3bEEIMzPoRq1N_9jB9GndbKGrQ8vOb5RapDiTK1/s320/Ves+arn.bmp" width="320" border="0" /></a></p><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div align="justify"></div><div align="center"><span style="COLOR: rgb(0,0,0);font-family:Georgia;" ></span></div>Unknownnoreply@blogger.com0